venerdì 30 gennaio 2015

Guatemala: sospesa la ley Monsanto

La Corte Costituzionale guatemalteca ha temporaneamente sospeso l'entrata in vigore di una legge controversa nota come "ley Monsanto" che mira a regolamentare i diritti di proprietà intellettuale in varietà vegetali accogliendo il ricorso presentato dall'Alleanza Nazionale per la Protezione della Biodiversità che sostiene l'incostituzionalità del provvedimento perché viola i diritti dei popoli e risponde solamente agli interessi delle multinazionali.

Questa legge sulla protezione delle varietà vegetali è stato uno degli impegni assunti insieme al Guatemala ed è parte degli accordi di libero commercio (NAFTA firmato nel 2005 tra Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Repubblica Dominicana e Stati Uniti).

La legge è stata duramente criticata dalle organizzazioni ambientaliste e sociali che si sono rivolte alla Corte Costituzionali per cercare di bloccarla. La legge secondo gli oppositori favorirà solamente le multinazionali (Monsanto, Duwest, Dupont, Bayer e Syngenta) che riusciranno ad avere il controllo tramite i brevetti su ogni semente modificato o classificato geneticamente e ciò obbligherà i piccoli commercianti o agricoltori a comprare i semi di questi grandi aziende.
Sempre secondo le organizzazioni ambientaliste e sociali la legge permette alle multinazionali di gestire le sementi e mettere a repentaglio la sovranità alimentare del Paese.

Con questa legge, figlia degli accordi del NAFTA, gli USA impongono alle popolazioni che coltivano le terre da migliaia di anni di pagare per la loro eredità culturale e per la propria storia.

venerdì 23 gennaio 2015

Perù: Altra condanna per Fujimori

L'Ex-presidente del Perù, Alberto Fujimori, è stato condannato agli inizi di gennaio 2015 ad otto anni di prigione per aver sottratto fondi allo Stato peruviano; inoltre la condanna lo interdice per tre anni da qualsiasi carica pubblica.
L'avvocato difensore ha annunciato che presenterà ricorso.

Fujimori, secondo l'accusa e le numerose prove con cui il giudice di Lima lo ha condannato, ha ordinato di sottrarre 150 milioni di dollari dalle casse dello Stato per poter finanziare la sua campagna elettorale per la rielezione a Presidente del Perù nel 2000. Questo denaro è servito per acquistare spazi sui quotidiani oltre che per assoldare giornalisti della carta stampata e della televisione che hanno sostenuto la sua candidatura.

Attuamente Fujimori sta scontando una condanna a 25 anni di prigione per violazione dei diritti umani commessi durante il suo governo tra il 1990 ed il 2000 come il sequestro e la tortura e le violenze commesse dalla polizia durante le operazioni nel  Barrios Altos e nella Universidad La Cantuta.

venerdì 16 gennaio 2015

Cile: condannati ex-agenti DINA

L'otto gennaio 2015 il tribunale di Santiago del Cile ha condannato 23 ex-agenti della polizia segreta di Pinochet (DINA) per il sequestro, la tortura e la successiva sparizione di un militante, Bernardo de Castro, del partito socialista nel 1974. 
Sono stati condannati a 13 anni sei ex-agenti per la sparizione del militante, altri 15 imputati dovranno scontare dai 10 ai 12 anni di prigione mentre il comandante della DINA, Contreras Sepúlveda, dovrà scontare altri 10 di prigione per violazione dei diritti umani ai già 400 già comminati dalla giustizia cilena.

Nel luglio del 1975 la stampa vicina al regime di Pinochet diffuse la notizia che 119 tra uomini e donne furono uccisi dal Movimiento de Izquierda Revolucionaria (MIR); i quotidiani pubblicarono la notizia e battezzarono lo sterminio il "Caso de los 119". 
Ufficialmente, nei documenti della DINA, questa mattanza fu chiamata Operación Colombo; fu organizzata e messa in atto dalla polizia segreta con la collaborazione della polizia di stato al fine di colpire un gruppo di dissidenti ed incolpare della mattanza il MIR. 

Bernardo de Castro fu rintracciato insieme ad altri quattro suoi compagni (ad oggi desaparecidos), arrestati, torturati e poi uccisi.

venerdì 9 gennaio 2015

Messico: nuovi arresti per fatti di Ayotzinapa/3

A fine ottobre 2014 sono stati arrestati tre membri del cartello Guerreros Unidos (Patricio Reyes, Jonathan Osorio e Agustín García Reyeshanno) i quali hanno confessato di aver preso in consegna dalla polizia di Iguala e Cocula il 26 settembre gli studenti di Ayotzinapa.
Secondo la loro confessione circa quindici studenti sarebbero arrivati dai narcos già morti, sembra strangolati, mentre gli altri sarebbero stati torturati per estorcere informazioni non precisate, uccisi e successivamente i loro corpi dati alle fiamme in una discarica di Cocula.
Il rogo è stato alimentato per oltre 15 ore da benzina, legna, gomme e plastica per cercare di nascondere ogni traccia.

Il procuratore generale della repubblica, Jesus Murillo Karam, durante una conferenza stampa ha affermato che i narcos "li hanno seppelliti con tutto ciò che avevano, li han bruciati con tutti i vestiti" e le ricerche sull'area ha portato alla scoperta di "frammenti umani”; il procuratore ha continuato raccontando che le uno dei narcos, soprannominato "Terco" (il testardo), avrebbe ordinato di raccogliere in alcuni sacchi i resti rimasti dal rogo di romperli e infine di gettarli nel fiume San Juan ed anche queste indicazioni sembra essere vere dato che alcuni sacchetti con altri resti umani sono stati ritrovati ed inviati in Austria per realizzare studi approfonditi.

Alcuni giorni dopo questi ultimi tre arresti i quali si sommano ai 36 poliziotti dei comuni di Iguala e Cocula affiliati ai narcos, ai 27 narcotrafficanti ed alcuni capi dei Guerreros Unidos (i fratelli Sidronio e Mario Casarrubias) si aggiungono il 4 novembre i fermi del sindaco di Iguala, José Luis Abarca, e di sua moglie María Pineda dopo una latitanza durata quaranta giorni; sono accusati di essere gli autori intellettuali dell'attacco agli studenti di Ayotzinapa e della scomparsa di 43 loro.

Secondo la ricostruzione del procuratore generale della repubblica la notte del massacro Abarca e sua moglie erano ospiti di una festa ad Iguala mentre la polizia assaliva, uccideva, rapiva ed infine consegnava gli studenti ai narcos. Sembra che il sindaco non volesse subire un nuovo affronto dopo che nel luglio 2013, gli studenti di Ayotzinapa accorsero ad un evento organizzato dalla signora Maria Pineda per protestare per gli omicidi degli attivisti della Unidad Popular, organizzazione nemica di Abarca. Organizzazione talmente nemica che il narco-sindaco, secondo alcune testimonianze, avrebbe ucciso a sangue freddo un loro esponente, Arturo Hernandez Cardona.
Sempre secondo la ricostruzione del procuratore la sparizione degli studenti di Ayotzinapa è stata ordinata via radio da José Luis Abarca il quale usava lo pseudonimo A-5 per comunicare/ordinare alla polizia polizia ed ai narcos dei Gurreros Unidos, legati a sua moglie Maria Pineda, quando iniziare l'operazione.