venerdì 24 ottobre 2014

Argentina: non è un nuovo default

Analisti finanziari, fondi di investimento speculativi ed agenzie di rating hanno dichiarato per la seconda volta in 13 anni il default finanziario dell'Argentina.
Default che palesemente non esiste ma che è stato invocato da chi appoggia quei fondi speculativi che ad oggi detengono il 7.6% del debito argentino ed avvallata dalla corte suprema di un paese terzo (USA) che ha addirittura imposto all'Argentina di pagare i fondi speculativi ma non alle condizioni pattuite con il restante 92.4% di creditori.
Il tribunale statunitense ha riconosciuto ai fondi di investimento il loro diritto a veder saldato il debito anche se il debito contratto è frutto di un contratto usuraio sottoscritto da un governo corrotto, strutturato per depredarlo di ogni sua ricchezza ed appoggiato dai governi del paese terzo che oggi gli impone il pagamento dei "debiti".

Questo "default" nasce in un contesto molto particolare dato che l’Argentina in questi ultimi anni ha mantenuto fede ai propri impegni di pagamento e lo dimostra il fatto che nel 2014 abbia versato al Club di Parigi ben 650 milioni di dollari; probabilmente tutte queste manovre si pongono il fine di indebolire il "fronte" dei paesi latinoamericani che dal default argentino del 2001 si sono sempre più allontanati dai dogmi monetaristi e riuscire a decidere del loro destino.

La risposta del Governo argentino non è tardata e la presidenta Cristina Fernandez ha proposto la ley de Pago Soberano de la Deuda Local (legge che permette di pagare il debito in un altra sede rispetto agli Stati Uniti); Fernandez illustrando la legge ha affermato: "Siamo oggi in una situazione opposta a quella accaduta nel 2001 in Argentina [...] L'Argentina vuole pagare, può permettersi e pagherà tutti i suoi debiti a tutti gli obbligazionisti." 

La ley de Pago Soberano de la Deuda Local è stata impugnata dai "fondos buitre" ed il giudice Thomas Griesa ha bloccato i pagamenti che il Governo argentino intendeva effettuare ai creditori presso un istituto di credito a Buenos Aires; comunque la sovranità nazionale argentina sembra abbia avuto la meglio sulla folle ingerenza del giudice statunitense. 
L'Argentina è "un paese che è disposto a pagare e ha la capacità di pagare. E pagherà il suo debito, nonostante le “molestie” dei fondi avvoltoio", ha detto  Cristina Fernandez, "Non solo sono terroristi quelli che mettono le bombe. Sono terroristi anche quelli che destabilizzano l'economia di un paese e radere al suolo la sovranità".

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