venerdì 26 settembre 2014

Guatemala: la resistenza della comunità di Monte Olivo

Nel mese di agosto 2014 sono state sgomberate con la forza oltre 160 famiglie della comunità di Monte Olivo (Alta Verapaz in Guatemala) che avevano occupato le fincas Santa Rita e Santa Rita Xalahá Canguini per protestare contro la multinazionale Hidro Santa Cruz che ha progettato la costruzione di una centrale idroelettrica.

L'organo di informazione Prensa Comunitaria ha dato voce a moltissime richieste di aiuto provenienti dalla comunità Q’Eqchí di Monte Olivo perché minacciati dalla polizia, dall'esercito e dai paramilitari. 
La finalità dello stato guatemalteco è quello di far abbandonare gli insediamenti 9 de Febrero, Concepción, Cristalina e Nuevo Amanecer dalle popolazioni Maya Q’Eqchí (nelle quali vivono grazie alle piccole coltivazioni lungo le rive del Río Dolores) per iniziare la costruzione della nuova diga che non porterà nessun beneficio alle popolazione ma servirà solamente ad attrarre nuovi investimenti delle multinazionali ed a distogliere l'attenzione sui problemi storici del paese come la malnutrizione cronica, la mancata assistenza sanitaria da parte dello stato e le pesanti carenze nell'istruzione.

Le comunità di Monte Olivo non conoscono pace da quando si sono mobilitate nel 2013; durante le manifestazioni del giugno 2013 intervennero i patrulleros dell’esercito che usarono lacrimogeni e spararono colpi di fucile ad altezza uomo tanto da uccidere due bambini che partecipavano alla manifestazione. La loro morte non destò nessun scalpore nel paese perché i media guatemaltechi, che sono di proprietà dei principali gruppi industriali del paese e strettamente legati al governo, non dettero la notizia e celarono le violazioni dei diritti umani degli indigeni maya affermando che l'intervento dell'esercito era volto a fermare gruppi di "terroristi e narcotrafficanti" protetti dalle popolazioni locali.

La politica del Guatemala mira allo sfruttamento di tutte le ricchezze del paese (dal sottosuolo all'aria) ed è per questo che alle multinazionali è stato concesso l'esenzione fiscale (per esempio sono state create aree free-tax dove sono state create le maquiladoras). Con questi obbiettivi il governo impone uno stato d’assedio come misura di repressione oltre a provare a dividere le comunità che si oppongono alle multinazionali ed ai piani governativi grazie ad un piano di cooptazione. Chi accetta il piano di sviluppo del paese viene foraggiato con pochi spiccioli mentre gli altri sono perseguitati quotidianamente. Grazie a questa tecnica l’organizzazione non governativa Ceder, messa in piedi e mantenuta dall’impresa Hidro Santa Cruz, è riuscita a dividere le comunità di Monte Olivo permettendo così di non effettuare la consultazione dei popoli nativi espressamente richiesta dalla legge (a causa del minor numero di persone che si opponevano al progetto rispetto a chi ha accettato un compenso in denaro e così favorevoli) per la costruzione della centrale idroelettrica. 

Dal 2012 ad oggi vi sono stati altri due precedenti simili a Monte Olivo; il primo a Santa Cruz Barillas dove vi è stata una forte opposizione alla costruzione di una centrale idroelettrica da parte di Hidro Santa Cruz che è stata fiaccata con l'omicidio di un leader della comunità locale, il ferimento in modo grave di due manifestanti e l'imposizione dello stato d'assedio per più di un mese. Il secondo caso si è svolto a Totonicapán dove otto indio furono uccisi dai militari durante una pacifica manifestazione contro alcune riforme anticostituzionali che il presidente Otto Perez Molina voleva far votare al parlamento.

martedì 16 settembre 2014

EZLN: ¡Galeano vive! /2

Il Subcomandante Insurgente Marcos durante l'incontro a La Realidad il 24 maggio 2014 ha annunciato la "morte" della sua figura che ha definito "un ologramma" il quale è riuscito a focalizzare l’attenzione del mondo. Nato per essere il portavoce dell’EZLN e divenuto una vera e propria arma di distrazione di massa.
Nel suo discorso si legge che la sua creazione era ed è "una manovra di distrazione, un trucco di magia terribile e meravigliosa, una giocata maligna del cuore indigeno", il personaggio creato ad hoc è stato amato ed odiato anche se in fondo  "hanno amato e odiato un ologramma".
"Il loro amore e il loro odio, dunque, è stato inutile, sterile, vuoto", spiega il Subcomandante Marcos. Oggi è fondamentale riconoscere la coerenza del movimento nel tempo; gli zapatisti hanno scelto di non alimentare le fila dell’esercito e di non comprare armamenti e "rinforzare la macchina da guerra" ma hanno deciso di costruire scuole ed ospedali autonomi "perché anche se non sembra, ci vuole più coraggio a vivere che a morire".
Il Subcomandante non rinnega l'origine del movimento che in origine si è fatto largo con un’insurrezione armata ma è stata una necessità, perché senza le armi non avrebbero mai conquistato l’autonomia e non avrebbero mai potuto costruire niente e non sarebbero mai divenuti così forti per resistere, anni dopo la ribellione, senza armi agli attacchi dei militarie dei  paramilitari.
Il comunicato con cui il Subcomandante Marcos annuncia la sua morte ricorda tutti i compagni scomparsi o uccisi, ma sempre vivi nella memoria della comunità e ricorda come grazie a loro la lotta sia sempre viva.

Le ultime parole del Subcomandante Insurgente Marcos sono "salud y hasta nunca o hasta siempre, chi ha capito saprà che questo non importa, che non ha mai importato" e poco dopo abbandonati i panni del Subcomandante Insurgente Marcos si presenta con "buongiorno, compañeras e compañeros. Il mio nome è Galeano, Subcomandante Insurgente Galeano. Qualcun altro si chiama Galeano?". "Io sono Galeano" rispondono i compagni e così mentre muore Marcos, Galeano vive e con lui continua vivere ed espandersi la comunità zapatista.

martedì 2 settembre 2014

EZLN: ¡Galeano vive! /1

Il 2 maggio 2014 è stata compiuta un'altra aggressione alle comunità zapatiste nella zona di Caracol De La Realidad con un'azione paramilitare preparata minuziosamente dai membri della CIOAC-Histórica nella quale è stata distrutta la scuola e la clinica del villaggio oltre al ferimento di quindici uomini. Il maestro dell’Escuelita zapatista, José Solís López detto "Galeano", è stato circondato da una ventina di uomini armati di bastoni, machete e fucili, è stato colpito con bastoni e machete, poi da una pallottola nel petto ed infine giustiziato con un colpo alla testa.

Undici giorni dopo l'attacco alla comunità di Caracol De La Realidad il Subcomandante Marcos ha invitato chiunque avesse voluto rendere omaggio al compañero Galeano a raggiungere il Caracol de La Realidad il 24 maggio.
A La Realidad sono giunti oltre 4000 persone per commemorare Galeano e per ascoltare le parole dei membri dell’EZLN che si sono presentati sempre col capo coperto da passamontagna, berretto verde e paliacate (fazzoletto rosso); inoltre avevano l’occhio destro coperto da una benda, "per guardare il mondo solo da sinistra".
Prima dell'intervento del Subcomandante Insurgente Marcos è stato il turno del Subcomandante Moisés, suo portavoce dal 2013 , a leggere un comunicato.
Nel comunicato letto da Moisés vi sono stati numerosi passaggi importanti come l'apertura in cui si è trovato "Non vi offriamo molte comodità, ma la certezza di essere forti e ribelli. Benvenuti a questa terra umile e ribelle, benvenuti a La Realidad". Successivamente il passo in cui si sottolinea cosa le comunità zapatiste cercano: "Cerchiamo giustizia, non vendetta, chiediamo a tutti di non provocare e di non cercare la giustizia per mano propria, di usare la rabbia contro il sistema e non contro questi poveri paramilitari comprati dal malgoverno, che non hanno il cervello per pensare alla vita dei propri figli". Infine vi sono le accuse ai governi (locali e nazionale) formati da corrotti e assassini, che forma continuamente gruppi paramilitari con lo scopo di far "uccidere i loro fratelli", è per questo che il governatore dello stato del Chiapas, Manuel Velasco Coello, viene definito uno dei tanti capi paramilitari comandati dal "el vendepatria" Enrique Peña Nieto, attuale presidente del Messico. 

Dopo Moisés è il turno del Subcomandante Insurgente Marcos che elenca i nomi dei responsabili, sia politici sia paramilitari , che hanno ordito ed attuato l'attacco, ha sottolineato che questa "gente è manipolata e venduta al malgobierno che vuole che ci ammazziamo tra indigeni e che perdiamo la testa diventando pazzi come sono loro. Stanno facendo il lavoro di Peña Nieto e del demonio del neoliberismo. Chiediamo a questa gente, cosa insegnano ai loro figli? Ad ammazzare la propria gente in cambio di denaro? La nostra vendetta va oltre questa gente, è contro il capitalismo".
Marcos sottolinea come il desiderio di vendetta non esista nella comunità zapatista ma esiste solo la voglia di riprendere le attività delle Escuelitas ed il desiderio di ricostruire tutte le strutture distrutte dall'attacco del 2 maggio. Infine afferma che le comunità indigene del Messico hanno sempre più chiara la strategia del governo (fatta di provocazioni ed attacchi paramilitari) ed anche chi sono gli amici ed i nemici del EZLN.