venerdì 1 agosto 2014

Il diritto alla terra negato

Un documento della Coordinación Latinoamericana de Organizaciones del Campo (Cloc) pone l'accento sulla crescita dei conflitti per la terra (in centro America) che vanno di pari passo alla criminalizzazione mediatica dei movimenti indigeni e contadini.

In Honduras, per esempio,  dal 2011 sono stati uccisi 115 campesinos e circa tremila sono stati arrestati e processati per il loro impegno attivo nelle lotte sociali. Da quando si è insediato il regime di Porfirio Lobo si contano centinaia di campesinos assassinati solo nella zona del Bajo Aguan, dove le comunità contadine si battono per recuperare le terre a loro assegnate con la riforma agraria del 1972, ma attualmente occupate dall’imprenditore Miguel Facussé.
In Honduras, come in tutta la regione, vi sono pochi proprietari terrieri che detengono quasi tutte le terre produttive; questo porta a conflitti sociali ed alle legittime rivendicazioni dei contadini per il diritto alla terra.
I conflitti che derivano da questa situazione sfociano in cause legali che spesso vedono protagonisti giudici compiacenti e/o  legati ai grandi latifondisti che emettono, quasi sempre, sentenze a loro favore.

La compiacenza della giustizia con i grandi proprietari terrieri in Honduras ha portato all'insabbiamento di numerose indagini per omicidi e sparizioni di campesinos. Oltre ad insabbiare le indagini le forze di polizia e l'esercito armate sono stati schierati per difendere gli interessi dei ricchi latifondisti; per esempio il 16 luglio 2014 i membri dell’Operación Xatruch III (reparto speciale dell'esercito) ha sgomberato circa 100 famiglie dell’Empresa Asociativa Campesina 28 de Mayo nella comunità San Martin usando armi e gas lacrimogeni. 
La comunità aveva recuperato la terra dove viveva fino a quando nel 2005 subì uno sgombero; era poi riuscita a riappropriarsene tutte e sette le volte che erano stati sgomberati.

Anche il Guatemala ha problemi molto simili al Honduras, il governo ed alcune multinazionali hanno imposto alcune monocolture come la canna da zucchero e la palma africana e ponendo in enormi difficoltà moltissimi agricoltori e nativi che avevano basato la propria sussistenza sulla diversificazione delle colture. 
Oltre alle difficoltà introdotte con le monocolture migliaia di contadini sono stati costretti al desplazamiento a causa delle concessioni minerarie e alla costruzione delle centrali idroelettriche come per esempio nelle aree di Santa Cruz Barillas, Totonicapán e nella Valle del Polochic. 
Le proteste dei campesinos e delle popolazioni indio sono state represse dalla governo del presidente guatemalteco Otto Pérez Molina che ha  militarizzato intere aree del paese ed ha imposto lo stato d’assedio. Questo clima di violenza e repressione ha generato un vertiginoso aumento di atti intimidatori contro gli appartenenti allo storico Comité de Unidad Campesina (Cuc), da sempre impegnato sul versante della questione agraria. 

Il governo panamense di Ricardo Martinelli ha elargito numerose concessioni minerarie oltre a privatizzare di fatto le risorse idriche. Queste scelte hanno obbligato numerose comunità ad abbandonare le loro terre anche con la forza come nel caso in cui la proprietà della miniera Petaquilla Gold ha impiegato a guardie private ed armate per reprimere le proteste delle comunità indigene e contadine. 
Infine anche il Costarica ha violato i diritti di migliaia di suoi cittadini permettendo l'impianto di fatto della monocoltura dell’ananas che ha contaminato le terre e le acque.

Tutto il Centroamerica sta continuando a vivere la fase in cui non vi è nessuna volontà di regolamentare l’estrazione mineraria e proteggere le sovranità alimentari che oggi sono sempre più messe in pericolo dall'imposizione delle monocolture. Di conseguenza i Governi nazionali si schierano con le multinazionali che controllano le colture e l'estrazione mineraria attuando repressioni e criminalizzando i movimenti contadini che lottano per le proprie terre e diritti.

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