venerdì 28 ottobre 2011

Il Perù riconosce i diritti degli indio


Ollanta Humala ha presentato ad Imazita, nella provincia di Bagua in Perù, la Ley de Consulta Previa che finalmente pone fine ad una legislazione reazionaria e discriminatoria verso i popoli indio.
La presentazione è avvenuta in un luogo simbolo della repressione dello stato peruviano verso gli indio, infatti a Bagua nel 2009 vi furono violenti scontri, durante le proteste (Le manifestazioni Indios affogate nel sangue) contro le leggi che mettevano in pericolo l'Amazzonia e le sue risorse, in cui morinono 34 persone fra poliziotti e manifestanti e nativi awajunes.

La legge fu proposta da Humala durante l'ultima campagna elettorale per le presidenza del paese; la legge riconosce il diritto ai popoli nativi di essere consultati preventivamente su atti legislativi o amministrativi che li interessano direttamente o che possono modificare i loro diritti collettivi. Oltre a questo vi è anche una parte che protegge la loro identità culturale, la loro qualità della vita ed il loro sviluppo.

Questa nuova normativa dovrebbe porre far cessare tutte le proteste delle popolazioni indio che osteggiano le concessioni, ottenute dalle multinazionali nelle aree protette, per le esplorazioni e le estrazioni minerarie e di idrocarburi.

giovedì 20 ottobre 2011

Assolto Menem per traffico di armi


Il tribunale di Buenos Aires assolve in primo grado Menem (ex presidente argentino) e da altri diciotto tra alti ufficiali dell'esercito argentino e funzionari del governo tra i quali alcuni ministri dalle accuse di traffico internazionale di armi.
Carlos Menem
Le armi furono contrabbandate in Croazia nel 1991 ed in Bolivia nel 1995 (paesi sotto embargo  imposto dal ONU per i rispettivi conflitti nella ex Jugoslavia e con il Perù).

Gli armamenti, circa 6500 tonnellate di piccolo e medio calibro ma anche cannoni e armamento pesante, furono prodotte dalla Fabricaciones Militares (azienda controllata dall'esercito) senza numero di serie e senza lo stemma dell'Argentina. 
Il primo carico composto da cinque navi merci doveva giungere Panama secondo i documenti firmati dal presidente Menem, Domingo Cavallo (ministro dell'Economia) ed invece furono scaricate in Croazia; mentre il secondo carico doveva arrivare in Venezuela ed invece arrivò in Ecuador.
La seconda spedizione fu però scoperta da alcuni giornalisti del quaotidiano El Clarin che portarono alla luce i fatti da cui poi nacque l'inchiesta giudiziaria.

Poco dopo l'inizio delle indagini da parte della magistratura i primi di novembre del 1995 l'impianto di proiduzione di armamenti della Fabricaciones Militares a Río Tercero esplose uccidendo sette persone e trecento feriti. 
L'esplosione distrusse casualmente anche tutti gli archivi cartacei ed informatici della società. 
Carlos Menem, che giunse il giorno dopo sul luogo a Río Tercero, dichiarò ai media che l'esplosione fu solo una tragica fatalità. 

A distanza di sei anni dall'apertura dell'inchiesta il giudice ottenne gli arresti di Menem e di altri imputati che però dopo alcuni mesi ottennero gli arresti domiciliari; inoltre nel 2003 si riuscì ad istruire una perizia tecnica che afferma come la fabbrica di armi fu rasa al suolo da cariche di esplosivo collocate all'interno della struttura stessa fabbrica furono invece programmate e coordinate da degli esperti.

Il pubblico ministero che ha condotto le indagini e richieste le condanne al tribunale per Menem e gli altri diciotto indagati ha già fatto istanza di appello contro la sentenza di assoluzione emessa dal tribunale di Buenos Aires.

venerdì 14 ottobre 2011

Perù: il problematico insediamento di Humala


Il 28 luglio 2011 si è ufficialmente insediato il nuovo presidente del Perù, Ollanta Humala.
Humala prima del suo insediamento aveva deciso di effettuare alcuni viaggi all'estero per cercare di intraprendere nuove alleanze (sia politiche che economiche). L'ultima tappa del suo viaggio (che lo ha portato in Venezuela, Messico e Cile) è stata Cuba dove ha incontrato Raul Castro. 

Il neo presidente deve far fronte ad una serie di scandali e polemiche che sono scoppiate in seno alla sua famiglia; le hanno portato ad un forte calo della sua popolarità scesa dal 70% al 40%.
Il primo scandalo in ordine di tempo vede protagonista il fratello minore ed imprenditore, Alexis, del neo presidente che ha effettuato un viaggio in Russia dove ha incontrato membri del governo e grandi aziende (tra le quali Gazprom con cui ha posto le basi per uno sviluppo di un progetto nucleare) i quali lo hanno ricevuto in qualità di inviato speciale del  presidente. 
Ollanta Humala ha diramato una nota con cui si affermava che fratello non è mai stao investito della carica di inviato speciale; ma l'ambasciata russa a Lima ha emesso, quasi contemporaneamente, un comunicato per precisare che il viaggio è stato richiesto ufficialmente dal Perù e che Alexis Humala è stato ricevuto come inviato speciale del neo presidente.
Altri problemi provengono dal padre, Isaac, che afferma la superiorità della razza andina rispetto alle altre popolazioni del paese; ma anche dal fratello Antauro, in carcere per aver organizzato un golpe nella città di Andahuaylas nel quale sono morti quattro poliziotti, che in una lettera aperta da suggerimenti ad Ollanta Humala sulla formazione del governo.

Le polemiche scoppiate dopo questi episodi hanno però permesso al presidente uscente, Garcia, di emanare indisturbato un'ultima scandalosa legge per favorire lo sviluppo del giacimento di  gas Camisea, nel Perù sud orientale, denunciata da Survival International.
Il S.I. rende noto che le riserve degli Indiani incontattati verranno aperte alle compagnie petrolifere che così potranno iniziare le esplorazioni del sottosuolo in cerca di gas e petrolio.
L'apertura delle riserve del Perù metterà a rischio l'esistenza di circa quindici tribù dell'Amazzonia che hanno scelto di resistere al contatto con l'esterno. 
Lo sviluppo del giacimento di Camisea mette a rischio gran parte della riserva Kugapakori-Nahua-Nanti dove vivono molte delle tribù incontattate.

Survival International per bocca del direttore generale, Stephen Corry, ha dichiarato: "Questa decisione è una mossa incredibilmente cinica da parte del governo uscente. Se saranno mantenuti questi tipi di programmi, il Dipartimento agli affari indiani non avrà più nessun Indiano di cui prendersi cura. L'apertura delle riserve delle tribù incontattate le porterà quasi certamente all'estinzione e se la nuova amministrazione ha intenzione di impegnarsi per proteggere i popoli indigeni, deve certamente abbandonare il progetto".

venerdì 7 ottobre 2011

Bolivia: proteste Indio per la costruzione di una nuova strada


In Bolivia sta crescendo la protesta degli indio contro la creazione di una strada che attraverserà l'Amazzonia ed in particolare il parco nazionale Isiboro-Secure; la nuova via di comunicazione collegherà la città di Cochamba con San Ignacio de Moxos.
Per manifestare il loro dissenso circa mille indio, sostenuti da numerosi gruppi ecologisti che hanno avviato anche azioni legali, hanno iniziato a metà agosto 2011 una marcia di 500 Km dalla città di Trinidad a La Paz.

Gli indio sostengono che il governo di Evo Morales non ha rispettato la Costituzione perché ha approvato il progetto senza una consultazione tra le popolazioni locali che verranno interessate dall'opera.
Le popolazione dell'area (Chiman, Yurucare e Moxos) hanno basato il loro sviluppo e sostentamento sul rispetto dell'ambiente e sulle risorse della foresta.

Il governo Morales si difende affermando che l'opera migliorerà la vita delle popolazioni e che saranno prese tutte le precauzioni per limitare al massimo l'impatto ambientale.
Morales inoltre si dice pronto solo ad ascoltare i manifestanti ma non a consultare le popolazioni ed a fermare i lavori.

La costruzione di questa strada suscita una riflessione sul comportamento del presidente Evo Morales che ha sempre sostenuto di difendere i diritti dei popoli indio ma che oggi non rispetta la costituzione. 

domenica 2 ottobre 2011

Guatemala: quattro condanne per il massacro di Dos Erres


A distanza di 29 anni la strage del villaggio di Dos Erres compiuta da 16 militari guatemaltechi del gruppo Kaibiles sono stati arrestati quattro militari.
Nel massacro, commesso tra il 6 e l'8 dicembre 1982, di Dos Erres furono torturati ed uccisi 252 indigeni Maya. 
Gli ex-militarii Daniel Martinez, Manuela Pop Sun e Reyes Collin sono stati condannati a 6060 anni di prigione ciascuno per omicidio e crimini contro l'umanità. Carlo Carias è stato condannato a 6 anni supplementari per furto aggravato.
A questi condanne si devono sommare gli altri sei ex-militari già in carcere e condannati a pene esemplari; sfortunatamente ci sono altri sei assassini a piede libero che devono essere processati per i crimini commessi.

Alla fine degli anni '70 ed inizio anni '80 la guerriglia delle Forze armate ribelli (Far) era molto attiva e radicata nell'area ed è per questo che l'esercito rispose con molta forza iniziando un'indottrinamento della popolazione contro i guerriglieri, costruendo un distaccamento a Las Cruces, cittadina vicina a Dos Erres, ed infine sostenendo i paramilitari della Patrullas de Autodefensa Civil (Pac).
Il golpe del febbraio 1982 portò al potere il generale José Efraín Ríos Montt che decise di reprimere la guerriglia; il Guatemala fu messo a ferro e fuoco ed in pochi mesi le vittime degli omicidi di massa erano incalcolabili.

Il 6 dicembre 16 militari, in borghese per non essere intecettati dai guerriglieri, irruppero a Dos Erres dove bloccarono tutte le vie di accesso e dove catturarono tutti gli abitanti del villaggio. Durante la notte furono torturati gli uomini ed alle otto del mattino arrivò l'ordine da parte del comandante del distaccamento de Las Cruces, Carlos Carías López, di uccidere tutti prigionieri ed alle due del pomeriggio iniziò l'esecuzione degli indio. 
I bambini furono uccisi per primi, numerose ragazzini dai dodici ai quattordici anni furono  violentate ed poi uccise; il massacro si con cluese con l'esecuzione delle donne e per ultimi gli uomini. Molti corpi furono gettati in un profondo pozzo e poi ricoperto di terra incuranti del fatto che alcuni indio erano ancora vivi; gli ultimi sopravvissuti furono uccisi poco distante dal villaggio ed abbandonati sotto il sole.