lunedì 31 gennaio 2011

Cuba: condannati tre terroristi

A fine dicembre 2010 il Tribunal Provincial Popular de La Habana ha condannato a trenta anni di reclusione il cittadino salvadoregno Francisco Chávez Abarca per atti di terrorismo contro lo stato cubano.
Il Tribunale ha tenuto conto di tutte le prove raccolte durante le indagini e delle ammissioni fatte, durante il processo, da Abarca in cui ha affermato di aver ricevuto gli ordini direttamente dal terrorista Luis Posada Carriles.
Le prove raccolte dalla polizia cubana hanno appurato che l'imputato raccoglievas informazioni sui luoghi più frequentati dai turisti per poi colpirli con attentati terroristici.

Le indagini hanno dimostrato come Abarca reclutò, addestrò, organizzò e finanziò cittadini provenienti dal Guatemala e da El Salvador per effettuare attentati o sabotaggi negli anni 90.
Abarca ha affermato durante un interrogatorio di far parte di "un braccio armato costituito nel Centro America da Luis Posada Carriles tramite la Fundación Nacional Cubanoamericana." inoltre ha ammesso la propria partecipazione alla serie di attentati che colpirono Cuba nel 1997 e che questi atti terroristici furono promossi da Posada Carriles.

Oltre ad Abarca sono stati condannati altri due terroristi, Raúl Ernesto Cruz León e Nader Kamal Musallam Barakat, per la loro partecipazione attiva (preparazione dell'esplosivo e studio dei luoghi in cui far esplodere gli ordigni) negli atti terroristici contro Cuba.
Cruz León, colpevole di aver organizzato e commesso l'attentato nel 1999 a La Havana dove mori Fabio di Celmo, e Musallam furono condannati a morte con una sentenza emessa nel 2008 dal Consejo de Estado ma in questo processo la pena capitale è stata commutata in una pena detentiva di trenta anni.

martedì 25 gennaio 2011

Honduras: l’esercito interviene a Guadalupe Carney

L'alba del 15 dicembre 2010, in Honduras, ha visto il dispiegamento di circa seicentocincuanta uomini appartenenti alla polizia ed esercito. Il dislocamento delle forze dell'ordine hanno di fatto circondato ed occupato l'intera comunità Guadalupe Carney, dove il Movimiento Campesino del Aguán (MCA) stava protestando da quasi due settimane giorni.

La protesta del MCA nasce perché il governo golpista non ha dato seguito ad alcune richieste come quella di una riforma agraria e la messa al bando delle bande paramilitari nella regione del Bajo Aguan. In questa regione a novembre furono uccisi cinque contadini che si opponevano allo sfollamento forzato voluto dal magnate Miguel Facusse e per questo si scontrarono con il suo esercito privato che li uccise.

L'occupazione della regione da parte delle truppe era già iniziata alcuni giorni prima quando erano giunte con mezzi blindati, elicotteri, carrarmati e camion muniti di celle con le sbarre (dove trattenere i fermati). I militari, inoltre, sono ecuipaggiati con armi di grosso calibro. 

L'azione repressiva sul campo è supportata politicamente e mediaticamente dal ministro della Sicurezza, Oscar Álvarez, che ha annunciato un maggior impegno dello stato nell'area di Bajo Aguán ed in tutte le regioni in cui i contadini si opporranno alla "modernizzazione del paese". Per il governo ed i grandi latifondisti come Miguel Facusse la modernizzazione del Honduras passa dallo follamento forzoso dei contadini che non vogliono cedere le loro terre ai grandi proiprietari terrieri, che finanziano ed appoggiano il governo golpista, per pochi dollari.

Il ministro Álvarez ha affermato che il Movimiento Campesino del Aguán sono delle "anime nere, oscure" che intrattengono rapporti con i narcotrafficanti; queste falsità dovrebbero preparare il terreno per le future operazioni militari ed i conseguenti processi che potrebbero veder "esordira"la legge antiterrorista recentemente approvata.

L'aria in Honduras è sempre più pesante, ci dobbiamo aspettare un ennesimo massacro di campesinos?

giovedì 20 gennaio 2011

Bolivia: Riformato il sistema pensionistico

Il parlamento boliviano ha approvato la riforma delle pensioni proposta dal governo guidato da Evo Morales.
La riforma prevede che gli uomini vadano in pensione a 58 anni invece che gli attuali 66, mentre le donne ed i minatori l'età pensionabile è anticipata a 56.

La riforma ha fatto molto discutere in Bolivia e sicuramente farà discutere e verrà osservata con attenzione all'estero.
La nuova legge che rivoluziona il settore pensionistico è in evidente controtendenza rispetto a tutti gli altri paese del mondo dove l'età pensionabile è stata o verrà aumentata.
La riforma boliviana si può spiegare con il rapporto tra il periodo lavorativo e la speranza di vita dei lavoratori boliviani che nel paese è di 66 anni. Altro dato importante è l'età media della popolazione di circa 22 anni e cresce al ritmo del 2 percento l'anno.

Con questa legge il sistema pensionistico non verrà stravolto e secondo alcuni studi indipendenti molti settori dell'economia nazionale ne trarranno un beneficio diversificando l'economia nazionale e migliorando i salari. Uno dei punti che gli studi indipendenti ed il governo non sono riusciti a sciogliere è come reagirà l'economia nazionale nei prossimi anni sui fondi pensioni le cui previsioni sono effettuate per periodi di tempo lunghi, circa 35 anni. 
Inoltre la riforma prevede l'istituzione di un "fondo di solidarietà" finanziato anche dallo Stato per assiscurare una pensione minima ai lavoratori autonomi che abbiano versato contributi per almeno 10 anni. 
A margine di questa riforma il Presidente Morales ha deciso, con l'avvallo del parlamento, la nazionalizzazione dei due istituti (di proprietà degli spagnoli del Bbva e degli svizzeri del Zurich Financial Service) che gestivano i fondi pensione.

Bruno Apaza, dirigente della Cob, la Central Obrera Boliviana si chiede se "lo Stato assisterà quella parte di popolazione che oggi non ha lavoro? Perché se è vero che la forza lavoro del paese è disponibile a mettere del suo per aiutare i meno fortunati, anche lo Stato deve prendersi a cuore la situazione e fare molto per loro. Staremo a vedere. Di fatto saranno i giovani a subire in positivo o negativo questa situazione."

sabato 15 gennaio 2011

Il popolo Mapuche e le mosse di Piñera

Con la conclusione dello sciopero della fame degli ultimi dieci Mapuche, incarcerati nel carcere di Angol, si apre una nuova fase nel conflitto tra popolo Mapuche e Cile.
Il primo passo è la riforma della Ley Antiterrorista, successivamente il popolo Mapuche addende di aver "riconosciuti i propri diritti all'uguaglianza e alla pari dignità" e successivamente il governo centrale dovrà dar vita al Plan Araucanía (che prevede uno stanziamento di circa quattromila milioni di dollari per migliorare le condizioni di vita degli abitanti della regione, a 700km a sud di Santiago del Cile, in cui scarseggiano acqua e infrastrutture).

Con la revisione della Ley Antiterrorista, istituita dalla giunta militare di Pinochet, saranno riformulate le accuse in base alla legge ordinaria verso i 35 Mapuche (incarcerati per aver appiccato il fuoco a una proprietà terriera e ad alcuni macchinari agricoli) perché a causa della legge creata di Pinochet rischiavano fino a cento anni di carcere.

Il governo ha creato una commissioni interministeriale per attuare un progetto di riforma della Corporación Nacional de Desarrollo Indígena (Conadi) e la creazione dell'Agenzia di sviluppo indigeno.
Secondo l'analisi dei rappresentanti del popolo Mapuche questi cambiamenti serviranno solo e soltanto per ridimensionare ogni diritto dei popoli originari. Con queste riforme verranno gli accordi del Convegno 169 (dell'Organizzazione internazionale del lavoro) ratificato dal Cile nel settembre 2008. 
Il governo tenta di ribadire che la nazione cilena è "una, indivisibile e multiculturale [...] ogni comunità deve conservare, rafforzare e sviluppare la propria identità, cultura, lingua, istituzioni e tradizione e partecipare nella vita economica, sociale, politica e culturale del paese nella forma che stabilisce l'ordinamento nazionale". Così facendo il popolo Mapuche e gli altri popoli indigeni perderebbero lo status di soggetto giuridico e quindi ogni diritto collegato allo status andando così ad interessare le terre e le acque ancestrali.
Con questa mossa politica il governo Piñera riconosce i diritti dei singoli cittadini, siano essi indio oppure no, ma spoglia di ogni diritto "i popoli indigeni potranno organizzare la loro vita in accordo ai loro costumi, sempre che questi non contravvengano la Constitución e le leggi" che non potranno più amministrare secondo la propria legge ancestrale i propri territori. 

Se ciò che, per adesso, è stato solamente abbozzato dal governo Piñera si avverasse allora il conflitto tra popolo Mapuche e governo cileno si riacuirebbe sicuramente.

lunedì 10 gennaio 2011

Brasile: arrestato Cesar Alejandro Enciso

In Brasile a metà dicembre 2010 e precisamente a Rio de Janeiro è stato arrestato, per crimini contro l'umanità tra il 1976 ed il 1983, il cittadino argentino Cesar Alejandro Enciso con l'accusa di aver sequestrato, torturato ed ucciso alcuni cittadini italiani.
Enciso è il genero del generale Otto Paladino che dirigeva, durante la dittatura, il centro di detenzione clandestina Automotores Orletti. 

Cesar Alejandro Enciso era riuscito a far perdere le proprie tracce alla giustizia Argentina ed Italiana, da quest'ultima è arrivato l'ordine di cattura internazionale attuato dalla polizia brasiliana, grazie alle sue numerose false identità. 
Con l'ultima falsa identità, Horacio Andres Rios Pino, si era costruito un passato, ironia del caso, da oppositore del regime militare argentino. Viveva in Brasile da oltre venti anni facendo il fotografo.

Adesso si attendono le mosse della giustizia italiana che molto probabilmente ne chiederà l'estradizione.

giovedì 6 gennaio 2011

Condannati i responsabili del massacro di Margarita

Il tribunale di Resistencia, capitale del Chaco in Argentina, ha condannato dieci poliziotti e due militari per il massacro di Margarita avvenuto il 13 dicembre 1976 dove furono uccise ventidue prigionieri politici.

L'eccidio per molti anni è stato mascherato dai responsabili e dalle alte sfere dell'esercito, che hanno supportato la dittatura, come un violento scontro a fuoco tra i prigionieri. Tra i mandanti sospettati  della strage ci sarebbe l'ex capo dell'esercito, Ricardo Brinzoni rimosso nel 2003 dal presidente Néstor Kirchner insieme ad altri 27 generali, che nel 1976 ricopriva un alto incarico nel governo militare del Chaco.

Il giudice ha condannato oltre che per il massacro di Margarita anche per le violazioni dei diritti umani avvenuti tra il 1976 ed il 1983 gli otto poliziotti e due militari ad una pena di 25 anni di reclusione mentre gli altri due poliziotti a 15 anni.

sabato 1 gennaio 2011

Fumigazioni nell’amazzonia colombiana

Le micidiali fumigazioni con il glifosfato (Fumigazioni in ParaguayLe fumigazioni di glifosfato in Colombia ) nell'amazzonia colombiana continuano incessanetemente e senza distinguere se ciò che viene inondato con il dannosissimo pesticida sia una piantagione di coca oppure un'altra coltivazione.
A fine novembre 2010 a Remolino del Caguan è stata devastata una piantagione di cacao di un'agricoltore del Comitato di produttori di cacao di Remolino del Caguan e Suncillas.

Le fumigazioni sono un vero e proprio flagello per gli agricoltori che coltivano il cacao e che non hanno altra forma di sostentamento; ma questo tipo di lotta, intrapresa dal governo di Bogotà contro il narcotraffico, non distingue chi coltiva effettivamente la pianta di coca dagli altri coltivatori. 
Dopo il passaggio degli aerei che spargono il glifosfato indiscriminatamnete sulle colture alcuni agricoltori hanno notato come le piante di coca siano le uniche a resistere al potente diserbate mentre tutte le altre vengono "bruciate" istantaneamente.

Gli agricoltori che adesso coltivano il cacao e sono colpiti dal glifosfato fanno parte del programma "No alla coca, sì al cacao" ideato da padre Giacinto Franzoi, storico missionario di Remolino. Remolino prima dell'avvento del progetto "No alla coca, sì al cacao" era un piccola la Las Vegas del narcotraffico in amazzonia con numerosissimi bar, bische, discoteche, bordelli, ristoranti di lusso che vivevano grazie al commercio della pasta di coca in vendita ogni domenica al mercato cittadino su numerosissime bancarelle. Questo mercato attirava migliaia di compratori e con loro arrivavano moltissimi dollari.
Oggi Remolino è una città povera che non ha saputo utilizzare il denaro arrivato, grazie alla pasta di coca, per riconvertire anche parte delle colture o acqustare del bestiame per garantirsi un futuro migliore. In questa situazione di estrema povertà padre Giacinto Franzoi continuava ad affermare che "con la pasta di coca non ci mangiate più e vi porta dritti in carcere, dobbiamo pensare a un'alternativa legale e sostenibile", oggi numerosi agricoltori hanno imboccato questa una nuova strada.

Sfortunatamente la presenza delle coltivazioni illecite ed il relativo ingaggio da parte del governo dei contractors che sorvolano e fumigano le coltivazioni senza distinzione, tra lecite ed illecite, oltre ad uccidere le piantagioni e inquinano l'ambiente (con gravi danni anche per la salute di uomini e animali) ma soprattutto minano pesantemente la vita sostenibile e legale che gli agricoltori faticosamente sono riusciti a costruirsi.