lunedì 30 agosto 2010

Il Cile verso il passato

In Cile il popola Mapuche continua la lotta pacifica per le terre che abitano o abitavano da tempo immemore. Ancora oggi dopo anni di lotte e di enormi passi avanti nei vicini Paesi Latino Americani le loro terre ancestrali sono depredate da multinazionali agricole, forestali e minerarie.
Le manifestazioni e la rivendicazione dei loro diritti hanno portato una risposta chiara da parte del governo di Lima: repressione e carcere. I Mapuche che protestano per i loro diritti sono equiparati ai terroristi e come tali la legge permette alle forze di polizia di rinchiudere per ben due anni gli accusati ed impedisce agli avvocati la visione delle accuse e dei documenti delle indagini. Ad oggi in Cile ci sono 110 Mapuche posti agli arresti (in attesa di processo o già condannati). I reclusi, i loro avvocati, gli attivisti civili ed anche la commissione del ONU che si occupa delle popolazioni indio chiedono al governo peruviano che la legge anti terrorista non venga applicata alle proteste Mapuche.

La situazione in Cile sembra non trovare la via del dialogo da una parte le popolazioni indo che ricorrono anche allo sciopero della fame per attirare l'attenzione internazionale sulla loro condizione, sui "montaggi politico-polizieschi' ai loro danni, sulle durissime condizioni carcerarie in cui sono costretti a vivere e sui trattamenti che ricevono durante la detenzione che puntualmente violano i loro diritti umani come le torture fisiche e psicologiche.#Il governo cileno continua a non ascoltare le rivendicazioni pacifiche del popolo Mapuche; anzi invia l'esercito a disperdere le manifestazioni ed a controllare le terre ancestrali.

Con questi atti di forza il governo cileno continua a violare il popolo Mapuche collocandosi in un passato fatto di violenza, assenza di diritti ed indifferenza verso i più deboli.

mercoledì 25 agosto 2010

Ley de Autonomias

In Bolivia il parlamento ha approvato a metà luglio 2010 gli ultimi cinque disegni di legge, denominati “ley de Autonomias” che completano l'attuazione della nuova costituzione, proposti dal governo Morales; le leggi riformano la giustizia, il processo elettorale, le autonomie dei dipartimenti, delle regioni, dei municipi e delle terre indio.
Le leggi approvate hanno scatenato l'immediata reazione degli oppositori del governo, soprattutto i 5 dipartimenti boliviani Pando, Beni, Tarija, Potosì e Santa Cruz, che accusano il maggior partito al governo (MAS) di aver aumentato i propri poteri passando dal controllo del governo al controllo totalitario del paese. Oltre allo scontro verbale i governatori delle cinque regioni hanno deciso di creare un movimento civile contro le nuove leggi e presenteranno al tribunale di La Paz un istanza di incostituzionalità delle leggi. "Ci mobiliteremo e scenderemo per le strade" ha detto uno dei responsabili del Comitè Civico de Santa Cruz, Nicolas Rivera.
La risposta del governo e del MAS non si è fatta attendere e si può riassumere nelle parole della deputata indio Emiliana Aiza che ha affermato: "Questa legge fa in modo che si riconoscano tutti: poveri, ricchi, donne e uomini.”.
Queste nuove leggi sanciscono un'innovazione nelle politiche sociali ed economiche del Paese, queste pongono l'accento sulle tradizioni delle popolazioni indigene che vivono da millenni le terre boliviane. Inoltre le popolazioni indio vengono rese parte fondamentale della vita politica e, soprattutto, sociale della Nazione; questa innovazione è importantissima visto che gli indio fino ad oggi non sono mai stati ascoltati e considerati veri e propri cittadini boliviani.
Si deve anche ricordare che la “ley de Autonomias” è composta da circa 160 articoli di cui 130 sono stati migliorati ed approvati con la collaborazione dell'opposizione parlamentare che adesso la rinnega completamente. Secondo alcuni importanti analisti politici gli articoli della “ley de Autonomias” segnano una trasformazione profonda nell'amministrazione dei dipartimenti che d'ora in avanti dovranno ”amministrare il loro sviluppo con solidarietà e unità nazionale.

giovedì 19 agosto 2010

Honduras: Le dichiarazioni del ex-ministro Valenzuela

A distanza di circa un anno, il primo maggio 2010, dal golpe in Honduras (28 giugno 2009) l'ex ministro del governo legittimo guidato da Manuel Zelaya, Roland Valenzuela, in una intervista rilasciata ad una radio locale di San Pedro Sula ha affermato che l'ambasciatore statunitense a Tegucigalpa, Hugo Llorens, era a conoscenza del golpe già alcune settimane prima.

L'ex ministro Valenzuela nell'intervista spiega, con numerosissimi particolari, come Llorens sia stato parte attiva nel colpo di stato; Valenzuela afferma che Roberto Micheletti, futuro dittatore, abbia inviato il 10 giugno 2010 la bozza del decreto con cui destituiva il presidente legittimo affinché potesse modificare le parti che riteneva più giuste. Il documento presentava già le firme dei parlamentari Ricardo Rodríguez, attuale Sotto procuratore della Repubblica,di Toribio Aguilera Coello, attuale depuitato, di Rolando Dubón Buezo, attuale deputato, di Rigoberto Chan Castillo, adesso segretario del Congresso, e di Gabo Alfredo Jalil Mejía, ministro della Difesa durante la dittatura di Micheletti.
Di questo documento si era a conoscenza già dal giorno del golpe ma non il messaggio che lo accompagnava, scritto quasi certamente da Jacqueline Foglia Sandoval, ex dipendente dell'ambasciata honduregna a Washington e poi membro del Consiglio honduregno delle imprese private, che è questo: "Ambasciatore Llorens, questo è il decreto che mi ha consegnato Micheletti, gli mancano alcune opinioni, ma è urgente avere la sua".
E' interessante ricordare che il Segretario di Stato Hillary Clinton promise al legittimo presidente Zelaya, ormai già destituito, di aiutarlo senza riserve fino a che non fosse ritornato al suo posto. Ma così non è stato dato che l'ambasciatore Llorens, i documenti lo provano, era chiamato a esprimere un giudizio sulla bozza di un decreto che avrebbe destituito il presidente Zelaya. Quindi possiamo dedurre che le promesse statunitensi non avessero nessun valore e che il loro vero fine fosse quello di legittimare la dittatura di Micheletti.

Valenzuela nella parte conclusiva dell'intervista espone come l'origine del golpe sia da ricercarsi non in Honduras ma ad un expo internazionale del Dubai dove sei potentissimi imprenditori decisero di ingaggiare un certo Smith, ricompensato con 4 milioni di dollari, perché screditasse il governo Zelaya. Contemporaneamente i sei decisero che Jacqueline Foglia coordinasse le fasi del golpe. La decisione di rovesciare Zelaya fu preso dopo che il governo annunciò il referendum per una nuova Costituzione.
Insieme al lavoro di Smith il colpo di stato fu orchestrato anche dall'interno del parlamento grazie alla deputata Marcia Villeda che ottenne i documenti, falsificando anche le firme, pur di accusare Zelaya.
La lunga intervista di Valenzuela è stata praticamente il suo testamento politico dato che alcuni giorni dopo la messa in onda del programma radiofonico fu assassinato. L'ex-ministro proprio durante la trasmissione aveva ammesso di aver paura delle reazioni che le sue parole potevano scatenare e temeva per la sua vita. Valenzuela non potrà rispondere alle domande della Commissione della Verità figlia del golpe di Micheletti ma creata dal governo Lobo che dovrebbe consegnare alla giustizia, quella dei golpisti, i responsabili degli atti criminali accaduti dal 28 giugno 2009 fino alle “libere” elezioni del dicembre 2009.

venerdì 13 agosto 2010

Integrazione tra Brasile e Venezuela

L'incontro e gli accordi sottoscritti nell'aprile 2010 tra il presidente venezuelano, Hugo Chávez, e quello brasiliano, Luiz Inacio Lula, ha visto a metà luglio concretizzare i primi passi avanti.
Il parlamento venezuelano ha approvato il disegno di legge che in futuro porterà a rafforzare l'assistenza sociale, l'integrazione (i cittadini dei due stati avranno libero accesso al sistema sanitario e dell'istruzione sia in Venezuela che in Brasile) e lo sviluppo economico delle comunità venezuelane e brasiliane che vivono al confine.
Un obbiettivo importante di questa nuova legge è quello di incrementare la qualità della vita delle popolazioni che vivono lungo il confine, un esempio sono le città di Santa Elena de Uairén in Venezuela e Pacaraima in Brasile.

lunedì 9 agosto 2010

Governo peruviano Vs. Indio

Il parlamento peruviano ha approvato una legge che permette alle comunità indio di avere maggiori poteri a scapito delle esplorazioni del sottosuolo e della costruzione di faraoniche infrastrutture nell'Amazzonia che distruggerebbero gli ecosistemi dove dimorano tutt'oggi.
Questa legge già approvata dal parlamento attendeva solo la firma del presidente Alan Garcia; però il presidente ha deciso di non firmarla perché le comunità indigene, sempre secondo Garcia, le comunità indigene avrebbero il pieno controllo dello "sviluppo economico" del paese che invece, sempre secondo il presidente, dovrebbe essere gestita dallo stato.

Questa differente visione tra l'esecutivo ed il congresso sta portando ad uno stallo politico. Garcia ha inviato un documento ai parlamentari contenente tutte le sue perplessità e le sue osservazioni; secondo alcune indiscrezioni il documento demolisce la decisione di ampliare i poteri delle comunità.

Il congresso e le comunità indio affermano che il non firmare questa legge possa portare alla distruzione delle tradizioni ancestrali della cultura indio oltre al fatto che "Il governo non capisce e non rispetta il diritto delle comunità indigene".

Con queste premesse la mobilitazione indigena non tarderà ad organizzarsi per opporsi alla scelta del governo, per non essere più emarginati nella vita sociale del paese, per ricordare che lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali negli ultimi decenni ha portato alla distruzione di ampie aree del Perù e mai benefici per le comunità indio.
Oggi le comunità indio reclamano il diritto, che dovrebbero già avere, di partecipare alle decisioni importanti delle regioni in cui vivono da tempo immemore.

mercoledì 4 agosto 2010

L’amico di Pinochet: Miguel Otero

Miguel Otero, ex-ambasciatore cileno a Buenos Aires, nella sua prima intervista da ambasciatore ha affermato: “La maggior parte dei cileni non ha sofferto la dittatura. Al contrario, si è sentita sollevata”. Inoltre nella sua intervista al quotidiano Clarin ha Nella Otero ha ribadito il concetto che senza il colpo di stato e la conseguente dittatura militare (1973-1990), che lui chiama “Pronunciamento militare”, il Cile sarebbe divenuto una seconda Cuba.
Nella sua intervista si legge che la dittatura militare di Pinochet ha raccolto un “paese mendicante” e lo ha fatto diventare un paese dignitoso, moderno ed evoluto economicamente; tutte queste conquiste sono tangibili anche oggi.

In un passaggio dell'intervista il giornalista afferma che in Cile la dittatura militare è stata particolarmente sanguinaria ed Otero ribatte che il governo militare ha ripulito le strade ed ha creato occupazione, continua poi affermando che il popolo che con Allende il popolo “non poteva comprare niente di importato ed era costretto a pagare, e caro, quello che si produceva in Cile e che dal giorno alla notte ha potuto comprare quello che voleva”.

Effettivamente durante il governo di Allende non era possibile trovare merci se non al mercato nero; la causa è da ricercare nel fatto che gli imprenditori ed il governo statunitense, Nixon affermò “Hay que reventar ese hijo de perra” riferendosi ad Allende, foraggiò gli scioperi di massa ed i sabotaggi che paralizzarono il paese. Magicamente appena avvenuto il golpe militare i negozi tornarono ad avere i magazzini colmi!

Le polemiche seguite all'intervista dell’ex avvocato e senatore di Renovacion nacional (Rn, partito del primo presidente, Pinera, di destra democraticamente eletto negli ultimi 50 anni) sono stata aspre ed il ministero degli Esteri cileno è subito intervenuto per cercare di prendere le distanze da Otero ed ha affermato che dichiarazioni sono tutte "opinioni personali". Pochi giorni dopo la pubblicazione dell'intervista e dopo le pressioni del presidente Pinera l'oramai ex-ambasciatore in terra argentina ha rassegnato le proprie dimissioni che sono state immediatamente accettate.