giovedì 15 ottobre 2009

Repressione in Honduras

Durante la notte del 22 settembre a Tegucigalpa migliaia di persone sono rimaste accampate intorno all'ambasciata brasiliana anche se il governo golpista aveva imposto il coprifuoco fino alle 7 di mattina prorogato poi fino alle 19.
L'esercito e la polizia hanno chiuso l'aeroporto internazionale della capitale ed hanno anche bloccato tutte le vie di accesso alla città; ma molte persone che provengono da varie parti del paese sono riuscite e raggiungere l'ambasciata dove Zelaya si è rifugiato.

Dopo una notte passa tranquillamente, circa alle 6 del mattino, l'esercito e la polizia hanno intrapreso molte azioni contemporanee contro i manifestanti in varie parti della città; fortunatamente i manifestanti durante la notte, non fidandosi del governo golpista, si sono creati delle barricate per resistere ad eventuali attacchi delle forze dell'ordine che puntualmente sono arrivate.
L'esercito ha attaccato con un fitto lancio di lacrimogeni e con numerosi colpi di fucile le barricate di Ponte Guancaste, di ponte de La Reforma Calcolando, di Barrio Morazán e di Barrio Guadalupe provocando, secondo fonti ufficiose, tre morti e più di duecento feriti gravi
L'ambasciata brasiliana, dove si trovano più di 300 persone oltre al legittimo presidente ed il corpo diplomatico, è isolata ed è stata tagliata la fornitura di acqua e di cibo da quando Zelaya si è rifugiato.
Le azioni della polizia non si sono fermate solo al cercare di fare breccia tra le barricate costruite dai manifestanti, ma hanno anche fatto irruzione nelle case per arrestare i dissidenti. Danno fuoco alle auto degli oppositori, arrestano le persone che si trovano all'ospedale dopo gli scontri del pomeriggio del 23 settembre e vengono condotti al centro di detenzione creato allo stadio Chochi Sosa, una idea presa in prestito dal dittatore, dove sembra che oltre 150 persone siano rinchiuse illegalmente.

Alcune testimonianze trapelate dalla capitale che è praticamente isolata affermano che "da qualche ora commandos della polizia, delle forze speciali Cobra e dei militari stanno aggredendo la gente che si trova intorno all'ambasciata brasiliana. Sono stati confermati due morti per ferita da arma da fuoco, sparati durante lo sgombero forzato. Gas lacrimogeni e spari tutto intorno all'ambasciata e vicino al palazzo dell'Onu, dove lo sgombero prosegue. È stata anche violata la sovranità brasiliana, in quanto un lato dell'edificio è stato colpito. In vari punti del paese si sente che a centinaia siano stati arrestati nei vari posti di blocco instaurati per evitare che la gente continui ad affluire Tegucigalpa. Ci appelliamo alla comunità internazionale, affinché con urgenza intervenga per esigere la fine della repressione immediatamente". "Le forze repressive del governo golpista ha lanciato una caccia al popolo honduregno nelle strade di Comayaguela e Tegucigalpa. Nei pressi dell'ambasciata brasiliana ci sono molte persone ferite. Alcuni sono scomparsi. Chiediamo aiuto a tutte le nazioni del mondo. Fermiamo questa barbarie. Ci appelliamo a tutti i paesi che si sono detti nostri amici, aiutateci ora. Non possiamo aspettare domani. È urgente! Le nostre vite sono in pericolo. La vita stessa del presidente e dei suoi familiari. Questa repressione è brutale".

Il presidente illegittimo Micheletti che aveva aperto le porte al negoziato ha scoperto le proprie carte, ha preso tempo ed infine ha usato l'universale ed intramontabile stile golpista: repressione a suon di lacrimogeni e colpi di fucile.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oltre ai complimenti per il pezzo e per lo stile del tuo blog ti informo che ti ho aggiunto sul mio tra i link amici. Ciao, buon lavoro e a presto.
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Daniele F. ha detto...

Grazie per i complimenti!
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