sabato 5 settembre 2009

Il golpe in Honduras/5

Sabato 23 luglio 2009 il presidente legittimo del Honduras, Manuel Zelaya, si è portato sul confine tra Honduras e Nicaragua e lo ha attraversato insieme ad una folla che è riuscita a tenere a distanza i militari e la polizia che avevano ricevuto l'ordine di arrestarlo.
Le prime parole di Zelaya in territorio honduregno sono state: "Nessuno può accettare un golpe nel secolo XXI, noi siamo venuti per dare un esempio di pace". Dopo una breve permanenza in Honduras ha fatto ritorno in Nicaragua dove ha continuato a parlare alla folla ed attendere lo Stato maggiore militare per un colloquio.
L'esercito e la polizia ha cercato di bloccare l'afflusso della popolazione che si dirigeva verso il confine dove si trovava il presidente deposto ma non è riuscita nei propri intenti anche se ha imposto almeno dieci posti di blocco tra la frontiera con il Nicaragua e Tegucigalpa utilizzando lacrimogeni ed armi di fuoco, così come non è riuscita ad arrestare Zelaya quando ha fatto rientro nel paese anche se per breve tempo. A questi atti di repressione ve ne sono stati altri che hanno portato all'arresto di numerose persone che sono state trattenute per più di 24 ore come il dirigente del movimento contadino Via Campesina Rafael Alegría. Alegría, che è uno dei principali leader del movimento dei Fori Sociali Mondiali, è stato rilasciato il giorno seguente il suo "arresto" insieme ad altri 50 militanti (vecchi, donne e bambini) democratici honduregni con l'accusa di violazione dello stato d'assedio proclamato illegalmente dalla giunta golpista. Sfortunatemente la repressione militare ha portato anche alla morte di un giovane militante, Pedro Mandiel, che è stato sequestrato dai militari e torturato a fino alla morte.
Dopo gli scontri e la notizia dei numerosi arresti e della tortura che ha portato alla morte il giovane manifestante, Zelaya ha lanciato un'appello ai militari: "Come comandante in capo chiedo ai soldati patrioti che pensino a loro figli, alle loro famiglie e si ribellino a Romeo Vazquez, traditore del popolo".
Anche la Commissione interamericana dei Diritti Umani ha condannato il brutale assassinio di Pedro Mandiel esortando il governo illegittimo a non usare la violenza contro la popolazione che manifesta il proprio dissenso e poi ha esortato la comunità internazionale ad indagare sulle violazioni che stanno avvenendo nel paese per poter giudicare i responsabili di tali crimini.

2 commenti:

sassicaia molotov ha detto...

Questa cosa americana di esportare la democrazia sta tardando, eppure l'Honduras è più vicino dell'Iraq.

Daniele F. ha detto...

@Sassicaia Molotov
Sto cercando di reperire informazioni e fonti attendibili per trovare fondamento ad alcune indiscrezioni che incidano la CIA come parte attiva del golpe ancora in atto.
Se fosse così, l'esportazione della democrazia sarebbe stata attuata ancora una volta.