venerdì 7 agosto 2009

Il golpe in Honduras e l'OEA

Venerdì 3 luglio 2009 il segretario generale dell'OEA, Josè Miguel Insulza, si è recato in Honduras per notificare al governo golpista di Micheletti che le 72 ore date come termine ultimo per ristabilire l'ordine costituzionale, abolito con la cacciata del legittimo Presidente, fosse ristabilito.
Insulza ha avuto un colloquio con i giudici della Corte Suprema de facto ma non è riuscito ad aprire un varco nella loro linea di condotta; si è trovato, quindi, davanti un muro insormontabile che ha reso impossibile ogni trattativa per il ritorno di Manuel Zelaya.
Josè Miguel Insulza ha rilasciato la seguente dichiarazione: "La OEA considera che in Honduras è avvenuto un golpe e che l'ordine costituzionale nazionale è stato rotto. In Honduras si sta pianificando un conflitto sociale e politico. E' in atto la violazione della Carta interamericana e quindi si deve correre ai ripari. Vedo una società profondamente polarizzata e divisa, c'è molta tensione, una autorità instauratasi di fatto, spero che la Corte suprema stabilisca prima o poi chi ha cacciato il presidente dal paese."
Ha poi aggiunto che il giorno seguente avrebbe chiesto all'Assemblea generale dell'OEA di sospendere l'Honduras dall'Organizzazione come indica l'articolo 21 della Carta democratica interamericana, che stabilisce le condizioni per la sospensione di un paese membro. Insulza spiega che "la richiesta di sospensione dall'OEA non deve essere vista come un attacco contro l'Honduras. Siamo stati testimoni di molti cambiamenti di governo, ma si trattava di cambiamenti in rispetto del regolamento vigente. L'idea di espellere con la forza (un capo di Stato) è stata poco frequente. Ci siamo abituati a pensare che questo non sarebbe più accaduto in America Latina. In una democrazia si devono rispettare le istituzioni e se per qualche motivo qualcuno ha delle accuse da fare a un Presidente, deve fargliele per vie legali. Sono cose per le quali lottiamo da molto tempo e dobbiamo rispettarle".

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