mercoledì 25 marzo 2009

La soia transgenica in Sud America

La foresta amazzonica brasiliana ha un'ulteriore nemico: la soia transgenica.
La coltivazione della soia transgenica è sbarcata nello stato del Parà dove la Cargill (una delle più grandi multinazionali alimentari) ha iniziato nel 2000 a costruire un porto fluviale privato per il suo trasporto.
La costruzione del porto ha accelerato la deforestazione di aree di foresta che già appartenevano ai grandi proprietari terrieri o che appartenevano allo stato a cui sono stati sottratti illegalmente.
Oltre alla sottrazione delle terre demaniali la nuova coltivazione ha incentivato ed innalzato il prezzo dei terreni dei piccoli proprietari che sono stati acquistati dai grandi latifondisti e dalla multinazionale.
La soia transgenica è stata spacciata come inattaccabile dai parassiti e dalle classiche malattie che hanno sempre attaccato la soia naturale ma anche il fatto che non avesse bisogno di fertilizzanti e concimi.
Queste affermazioni sono false e le malattie della soia colpiscono anche il miglio, i fagioli e la maracujá in Amazzonia; per coltivare la soia è necessario utilizzare anche dei fertilizzanti e degli erbicidi, il glifosfato fa parte degli erbicidi inventati dalla Monsanto.
Nelle aree dove il glifosfato è utilizzato sembra che il numero di tumori infantili, malformazioni congenite, problemi renali, dermatiti e problemi respiratori siano in notevole aumento.
Un medico che opera nelle aree dove sono iniziate le fumigazioni con elicotteri e piccoli aerei delle colture ha dichiarato: "Conosco personalmente una famiglia la cui terra era circondata da campi di soia. Gli animali sono morti, e anche loro iniziavano a stare male. Sono dovuti andare via".
Altra testimonianza importante è data da un abitante di un villaggio ai margini di una grande area coltivata su cui avvengono i trattamenti di glifosfato che afferma: "Quando spargono veleno ci avvisano sempre. Chiudiamo porte e finestre e via. Solo una volta mia figlia è rimasta fuori e ha avuto vomito, nausea, non riusciva a stare in piedi."

In Argentina la situazione non è migliore. Negli anni '90, quando il libero mercato dominava, le multinazionali che producevano e coltivavano soia transgenica acquistarono quasi la metà delle terre coltivabili; così per esportare nel nord del mondo 48 milioni di tonnellate di soia vengono usati circa 200.000 litri l’anno di glifosfato.
Uno studio dell’Ospedale italiano "Giuseppe Garibaldi" di Rosario evidenzia che nelle zone dove si effettuano costantemente le fumigazioni con il glifosfato ci sarebbe un aumento nei tumori gastrici e ai testicoli di tre volte, al pancreas e ai polmoni di due volte mentre al fegato di più di dieci volte.
Difronte a questi dati la Monsanto ha negato qualsiasi responsabilità del glifosfato, definendolo non tossico. Però viene da chiedersi il motivo del suo impiego nella distruzione dei campi di coca in Colombia ed Ecuador ed anche in questi casi ci sono numerose denunce per le gravi conseguenze sulle popolazioni.

Le multinazionali agricole stanno distruggendo la foresta amazzonica, stanno contaminando una delle pianure più fertili del mondo e le popolazioni che vi abitano sono costrette a fuggire per non non morire di cancro non sembra proprio che il glifosfato ed i suoi fratelli sia così atossico.

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