mercoledì 4 febbraio 2009

Giustizia per i campesinos della Sierra de Piura

Nel 2005 in agosto ventinove campesinos peruviani della Sierra de Piura, nel nord del paese, e quattro giornalisti, manifestarono davanti alla miniera di Majaz (che era di proprietà della società inglese Monterrico Metals) perché lo sfruttamento minerario impoveriva di acqua la regione, da sempre a vocazione agricola, ed inquinava le falde da cui i campesinos dipendevano e dipendono.

La loro manifestazione fu repressa dalla polizia che li arrestò, li trattenne per tre giorni incappucciati, colpendoli violentemente più volte e obbligandoli a spogliarsi. Melanio García fu colpito varie volte alla testa ed al collo con una pala dalla polizia ed il giorno dopo l'arresto illegale morì.
I cappucci che la polizia usò per i trentatré prigionieri furono “imbevuti” dalla polvere dei lacrimogeni che non permetteva loro di respirare.
La polizia fermò i manifestanti con l'accusa di terrorismo anche se le loro uniche armi erano dei cartelli in cui spiegavano il motivo della loro protesta.
Il magistrato Félix Toledo quando arrivò il giorno seguente alla miniera e vide in che condizione erano trattenuti i manifestanti non fece altro che accusare quest'ultimi di aggressione alla forza pubblica, terrorismo ed atti di devastazione verso la miniera.

Dopo i tre giorni di detenzione illegale i campesinos furono liberati ed immediatamente denunciarono la polizia di violazione dei diritti umani, ma non furono creduti; fortunatamente a distanza di più di tre anni i quattro giornalisti che manifestavano sono riusciti a reperire delle fotografie nelle quali si vedono ritratti i campesinos incappucciati con la polizia che li sorveglia ed in altre foto si nota come un alto ufficiale dia disposizioni agli agenti su come affrontare e poi trattare i manifestanti. Le immagini rese pubbliche nel gennaio del 2009 dimostrano inequivocabilmente come la polizia peruviana si sia macchiata di colpe gravi come la tortura ed il sequestro di persona.
La Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) ha ricevuto le fotografie e le denunce delle vittime e si è subito attivata per fare luce sulla vicenda e per dare giustizia alle vittime che per più di tre anni non sono state credute ma anzi sono state accusate di essere dei terroristi.

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