venerdì 10 ottobre 2008

La Bolivia sull’orlo della guerra civile

In Bolivia si sono intensificate le azioni terroristiche e di sabotaggio nelle provincie di Santa Cruz, Beni, Tarija e Pando ai danni di negozi gestiti da Indio, di pozzi petroliferi e di gas ed i relativi gasdotti che esportano gli idrocarburi in Brasile ed Argentina. I danni ai gasdotti si aggirano intorno ai 100 milioni di dollari e sembra anche che alcuni gruppi armati facenti parte di organizzazioni neofasciste abbiano preso il controllo e bloccato alcuni pozzi per l'estrazione di gas naturale.
Dopo queste numerose azioni terroristiche l'11 settembre 2008 nella provincia di Pando è avvenuta una strage di contadini Indio.

Il CSUTCB, una delle più grandi confederazioni sindacali boliviane, manifestava pacificamente denunciando negli ultimi mesi la sparizione di circa 50 affiliati fino a che un gruppo di paramilitari ha sparato sulla manifestazione lasciando sulla strada 30 corpi e molti feriti. Testimoni hanno affermato che "Sparavano pure da postazioni sugli alberi. Ci stavano aspettando, è stata una vera imboscata". I paramilitari che hanno fermato nel sangue la manifestazione dei contadini Indio sono legati al prefetto della regione del Pando, Leopoldo Fernández (già collaboratore di due dittatori) che, in passato, ha più volte "utilizzato" gruppi di paramilitari "per garantire la sicurezza dei cittadini". La mattanza, secondo le informazioni trapelate dalla polizia e le testimonianze delle persone presenti, sembra sia stata pianificata a tavolino e poi eseguita sul campo dai paramilitari.

La Bolivia dopo il referendum che ha confermato il Presidente Evo Morales con una percentuale di circa il 64,5% è piombata in una situazione molto preoccupante perché le provincie della Media Luna (Santa Cruz, Beni, Tarija e Pando) non accettano il risultato elettorale che rafforza il consenso di Morales, il primo Presidente Indio del paese. Forte del risultato uscito dalle urne il Presidente ha promulgato una legge che storna il 30% delle entrate dalla vendita del gas naturale e del petrolio per sostenere le pensioni sociali, l'istruzione e la sanità per i meno abbienti. Questa legge è stato l'ultimo colpo che la "bianca e fascista" oligarchia, che ha sempre governato il Paese, non ha tollerato.

Evo Morales da quando ha iniziato il suo mandato presidenziale sta cercando di migliorare la situazione economica e sociale del paese è sempre stato fronteggiato da un opposizione durissima che molte volte ha sconfinato nell'illegalità (Referendum in Bolivia); ma è stata ed è aiutata e finanziata dalle agenzie statunitensi come la USAID e il NED che desiderano il ritorno dell'oligarchia al potere per poter ripristinare il controllo che oggi è stato perso.
Oltre a queste agenzie anche l'ambasciatore USA è stato più volte accusato di di aiutare le provincie della Media Luna finanziandole e per questa ragione il presidente Morales ha dichiarato l’ambasciatore degli Stati Uniti Philip Goldberg ( www.selvas.org ) persona non gradita e lo ha espulso.

Oggi La Bolivia sta attraversando un momento difficilissimo in cui la Guerra civile sembra vicina ma Morales per ora non è mai caduto nell'errore di far reprimere le violenze dei paramilitari e dei prefetti rivoltosi con l'esercito.
Il presidente boliviano parla sempre di dialogo e tiene sempre aperte la porta per la risoluzione pacifica di questa difficile situazione che è stata creata ad arte da un'opposizione che vede come unica via la violenza per cercare di delegittimare Evo Morale, per bloccare la sua crescente popolarità ed i radicali cambiamenti del Paese che sta mettendo in atto.

Nessun commento: