sabato 26 aprile 2008

Sciopero Agropecuario in Argentina

Da metà marzo in Argentina il settore agropecuario è in sciopero per l'innalzamento delle imposte sull'export, soprattutto per le esportazioni di soia e semi di girasole, che hanno un grande mercato ed il cui prezzo negli ultimi mesi è salito molto.
Le imposte sono state pensate per redistribuire parte della ricchezza generata dall'esportazione, ma i grandi latifondisti, le multinazionali ed i piccoli proprietari terrieri hanno visto in questa nuova imposta una misura che li metterà in ginocchio.
Tutto il settore è sceso in piazza fomentato anche dall'opposizione del governo Kirchner con le immancabili pentole (che l'Occidente ha conosciuto nella grande crisi economica argentina del 2001), slogan e blocchi stradali (nelle prime due settimane se ne sono contati circa quattrocento) che hanno fatto sì che le scorte alimentari inizino a scarseggiare in alcune aree dell'Argentina.
Il 2 per cento dei produttori argentini è proprietaria del 55 percento della terra, con circa 15mila ettari cadauno. Mentre l'85 per cento dei piccoli e medi produttori è proprietario del 10 per cento della terra.

La protesta molto ferma e dura dei braccianti, dei piccoli e grandi proprietari terrieri ha portato il governo di Cristina Kirchner a rivedere la metodologia di applicazione delle imposte; si prevede la restituzione delle tasse pagate dall'11 marzo per i coltivatori che non hanno superato le 500 tonnellate di soia e semi di girasole; una sovvenzione per il 50 per cento del costo del trasporto, la riapertura del registro delle esportazioni di grano, l'incremento dei compensi per i produttori di latte.
Dopo questa nuova proposta gli scioperanti guidati dai grandi latifondisti hanno bocciato il nuovo decreto ed hanno rifiutato di sedersi al tavolo delle trattative.
Il prezzo della soia prima del 11 marzo era di 237 dollari a tonnellata mentre oggi si aggira intorno ai 279 dollari, quindi secondo i calcoli delle governo argentino con la nuova imposta, non hanno subito perdite.

Il governo ha fatto un grosso passo verso i piccoli e medi proprietari terrieri ma ha ribadito la propria posizione verso coloro che detengono i grandi latifondi.
Il rifiuto a sospendere lo sciopero dimostra che si tratta di uno sciopero padronale visto disponibilità del governo a trattare ed aiutare i piccoli produttori da una parte e dall'altra i grandi latifondisti che non hanno ricevuto niente da questa nuova proposta.
Il popolo argentino dopo il nuovo no dei latifondisti ha dato una forte risposta, è sceso in piazza a manifestare il proprio appoggio al governo di Cristina Fernandez ritrovandosi nella storica Plaza de Mayo.

Oggi gli agropecuari sono isolati e non hanno più l'appoggio iniziale della popolazione argentina; chissà se i piccoli e medi proprietari terrieri capiranno che dopo l'ultima proposta del governo sono stati manovrati dai grandi latifondisti.

martedì 22 aprile 2008

Il popolo Nasa

Nei pressi della cittadina di Toribio, in Colombia, dall'inizio di marzo 2008 si hanno notizie di scontri tra esercito e guerriglieri FARC. Toribio si trova nel cuore del territorio indigeno del popolo dei Nasa; questo popolo antichissimo basa la propria vita sulla ricerca dell'armonia fra uomo e natura, rifiuta ogni forma di violenza e cerca di salvare la propria cultura ancestrale, imponendosi un costruttivo rapporto con la modernità.
Il popolo Nasa entrò in contatto con gli spagnoli nel 1637 che immediatamente imposero il pagamento di un tributo per la corona. La prima rivolta armata contro l'invasore avvenne quando fu ucciso un Nasa che si rifiutava di obbedire; la madre della vittima divenne la donna guerriero che guidò il popolo contro gli spagnoli. Passata alla storia come La Gaitana, riuscì a catturare Anazco, gli cavò gli occhi, come narra la legenda, e poi lo uccise.

La prima 'resistenza politica' fu nel 1670, sotto Juan Tama, che inviò una petizione alla corona perchè si creassero i primi resguardos (riserve) per i Nasa, noti come Los Cinco Pueblos.
Nel 1701, le autorità indigene, i cabildos, furono per la prima volta riconosciute, ma non sempre concretamente, mentre la proprietà delle terre rimaneva nelle mani delle oligarchie spagnole locali che usurpavano i resguardos.
L'indipendenza della Colombia dalla corona spagnola nel 1810 fu un passo indietro per i Nasa, dal momento che il movimento indipendentista era intenzionato a distruggere i resguardos, perchè pensavano che “gli indigeni non sanno governarsi, parlano la lingua del diavolo, le loro terre rimangono incolte''. Furono così create haciendas in territorio Nasa; ai Nasa furono offerte terre da coltivare in cambio del pagamento di un affitto. Divennero così terrajeros, braccianti su quella che un tempo era stata la loro terra.

Simon Bolivar ordinò, nel 1820, alle haciendas di abbandonare i resguardos ed esonerò i Nasa dal servizio militare. Nel 1890, Bogotà approvò la Legge 89 che riconfermava i diritti indigeni di proprietà sui resguardos.
Nel 1948 la guerra civile in Colombia portò ad una corsa all'accaparramento delle terre indigene, ; un gruppo militare chiamato Los Pajaros appoggiato dai Conservatori, antenati degli odierni paramilitari, cominciò con l'attaccare comunità indigene, riportando quelle terre che erano state riconquistate anni prima, nelle mani di grandi proprietari terrieri. Per tutta risposta, molti Nasa si unirono alla guerriglia liberale che lottava contro i Pajaros e la dittatura militare instaurata nel 1953. Con il ritorno di una democrazia meno formale nel 1960, gli indigeni abbandonarono la guerriglia e promossero petizioni per la restituzione dei terreni usurpati, adoperando la burocrazia nata con la nuova riforma agraria, mentre i guerriglieri comunisti, che sarebbero poi confluiti nel FARC, mantennero le armi.
Dagli anni 70 più di cinquecento leader Nasa furono assassinati dalle FARC, dall'esercito e dai paramilitari.

Oggi la guerra tra FARC ed esercito rende ogni angolo della Colombia teatro di scontri e non fa eccezione l'area dove vivono i Nasa. Fortunatamente la loro natura pacifica, la loro coerenza e la loro arte diplomatica hanno portato gli attori del conflitto colombiano a rispettarli, ma ai loro danni continuano ad essere perpetrati azioni molto gravi.
Nella seconda metà di marzo il popolo dei Nasa è tornato a vivere nella paura e nel terrore.
L'esercito colombiano nel municipio di Toribio ha iniziato ad effettuare perlustrazioni e perquisizioni alla ricerca di guerriglieri e depositi di armi delle FARC perché istruiti da un ex-combattente pentito; in una di queste perquisizioni l'esercito ha scovato una capanna con dentro 1300 bombe. Durante le fasi di accerchiamento del deposito i guerriglieri sono fuggiti appiccando il fuoco, e facendo così deflagrare gran parte degli ordigni che hanno distrutto le dieci abitazioni vicine e ferito molti degli abitanti fortunatamente in modo non grave.
Il giorno successivo a questa esplosione ne è avvenuta un'altra; in questo caso l'esercito ha scovato una fabbrica di ordigni esplosivi e per distruggerla le ha dato fuoco; sfortunatamente nella casa c'era anche un deposito di esplosivo che è saltato in aria provocando la morte di un abitante Nasa ed il ferimento di molti altri abitanti.
Con questi ultimi due episodi circa trecento persone sono dovute sfollare ed hanno trovato rifugio nel centro allestito nel villaggio El Damian. La paura adesso c'è, i Nasa hanno paura che i soldati tornino appiccando altri sconsiderati incendi con la scusa di scovare i nascondigli delle Farc, che altre bombe espodano nel mezzo di villaggi, e che si arrivi ad uno scontro tra FARC ed esercito, come si è già è verificato in passato.
A tutto ciò si somma il timore delle rappresaglie, delle violenze gratuite da parte dell'esercito che li potrebbe accusare di appoggiare la guerriglia.

Sfortunatamente la recrudescenza del conflitto interno colombiano porta aumento della violenza e del numero di azioni militari, il tutto aumenta il numero di violazioni dei diritti umani e la paura nelle persone che sono solo spettatori del conflitto ma che ne diventano, sfortunatamente, protagonisti quando gli scontri entrano nelle loro case

sabato 19 aprile 2008

Riprende la ricerca dei desaparecidos

Si attende nei prossimi giorni il decreto del Governo uruguaiano per far riprendere le operazioni di recupero dei resti dei desaparecidos trucidati durante la dittatura militare tra il 1973 e 1985.
Tabaré Vázquez, presidente dell'Uruguay, in una sua dichiarazione di metà aprile ha confermato l'impegno dello Stato per ricercare e recuperare i resti delle vittime ed ha aggiunto che le indagini sulle violazioni dei diritti umani sotto il regime militare saranno sostenute ed accelerate.

L'archeologo José López, che in passato diresse alcune ricerche per raccogliere indizi affidabili di interramento od occultamento di cadaveri, afferma soddisfatto che:"C'è la ferma volontà del governo di continuare la ricerca dei resti di quelle persone che figurano come scomparsi."

venerdì 18 aprile 2008

Nuove tensioni tra Ecuador e Colombia

Le tensioni tra il governo colombiano ed ecuadoriano sono diminuite ma non state del tutto appianate. Il motivo per il quale le tensioni non sono scomparse totalmente si può riassumere nella ambigua risoluzione che l'Organizzazione degli Stati Americani (Oea) ha emosso dopo la richiesta effettuata da Correa (presidente del Ecuador). La risoluzione condanna l'operazione colombiana che ha violato la sovranità territoriale dell'Ecuador, ma ne giustifica il fine e cioè la lotta al terrorismo; giustificandone il fine il presidente Correa ritiene che l'Oea abbia lasciato spazio, in futuro, ad altre incursioni militari nel proprio stato e non solo.

Nell'attacco che l'esercito di Bogotà ha effettuato in territorio del Ecuador sono morti 27 guerrillieri delle FARC ma anche un giovane ecuadoriano e tre giovani messicani oltre al ferimento di una ragazza anch'essa messicana.
I servizi segreti colombiani aiutati da quelli statunitensi affermano, senza aver prodotto una prova, che i quattro giovani morti e la ragazza ferita appartenessero alle FARC, oltre a questo il governo di Bogotà ha più volte insinuato che "l'Ecuador approva l'uso della violenza da parte delle Farc".

Il governo ecuadoriano sosterrà, secondo le dichiarazioni del presidente Correa, il padre di Franklin Aisalia Molina "nella ricerca dei risarcimenti cui ha diritto, così come per le spiegazioni che il governo colombiano dovrà dare sulle circostanze della morte", aumenterà l'impegno per impedirne l'ingresso nel proprio territorio a guerriglieri e pretende che siano provate le accuse contro il giovane Molina.

La risoluzione dell'Organizzazione degli Stati Americani non si dovrebbe far attendere per poter capire meglio la linea politica dell'organizzazione dato che per adesso si è mantenuta in un pericoloso bilico per cercare di non scontentare nessuno.
Il momento di scegliere una linea è arrivato ed è necessario condannare chi ha ordinato il massacro, commesso dal esercito colombiano in Ecuador, per mettere a tacere ogni nuovo focolare di tensione e per non creare precedenti che autorizzino altri attacchi indiscriminati.

sabato 12 aprile 2008

Spie USA in Bolivia

Secondo alcune notizie, non verificate e verificabili, l'ambasciata USA in Bolivia avrebbe assoldato volontari dei Corpi della Pace (Peace Corps di invenzione kennediana che dovevano portare aiuti "umanitari" nei paesi del Terzo mondo) e studenti del programma Fulbright (programma di scambio accademico che invia i migliori studenti statunitensi in altri paesi del mondo, consentendo contemporaneamente a studenti e borsisti di altri paesi di visitare gli Stati Uniti) per spiare e sabotare alcune attività del governo boliviano.
Oggi quelle notizie non verificabili sono state confermate da un ragazzo statunitense, che ha reso pubblico attraverso la stampa ed un colloquio con il ministro degli esteri boliviano la propria storia e quella dei suoi compagni.

Il meccanismo era semplice; durante il colloquio di orientamento, che ogni volontario effettua all'ambasciata Usa, il vice-addetto alla sicurezza regionale Vincent Cooper ordina ai volontari di riferire l'identità e l'ubicazione di tutti venezuelani o cubani che avrebbero incontrato.
Le rivelazioni del volontario hanno portato alla luce del sole un palese caso di spionaggio.
L'attività di spionaggio e destabilizzazione che l'ambasciata statunitense coordina in Bolivia sono portate aventi dal USAID (Agenzia per lo Sviluppo Internazionale con gli USA) e NED. USAID ho un ufficio speciale (Ufficio per Iniziative di Transizione OTI) che opera in Bolivia e che spendo decine di milioni di dollari per appoggiare ed aumentare la forza dei movimenti di destra che sono all'opposizione e da sempre fedeli agli USA. Oltre a questo OTI spinge e finanzia la proposta delle quattro province boliviane, quelle in cui si concentra la riserva di petrolio e gas e governate da prefetti di estrema destra, per l'indipendenza dal paese andino.

Il nuovo interesse per il Sud america ed in particolare per questa area dopo anni di forzato "abbandono" (causa attentato del 11/9 e successive guerre preventive e petroliere) rinasce quando Evo Morales, primo presidente indigeno del continente, nazionalizza le industrie degli idrocarburi che portano la rinegoziazione dei diritti di sfruttamento del sottosuolo con le multinazionali USA. I nuovi introiti che derivano dalla nazionalizzazione vengono reinvestiti in ospedali, scuole e per promuovere riforme come quella agraria e per aumentare i salari e pensioni.
Il controllo sugli idrocarburi però ha portato alla luce una mancanza di tecnologia: la Bolivia fino al 2004 era stata soltanto depredata delle sue risorse quindi non aveva la tecnologia per ricercare ed estrarre il suo petrolio ed il suo gas naturale; le buone relazioni che il Venezuela hanno portato all'invio da parte di quest'ultimo di tecnici ed ingegneri specializzati. Per quanto riguarda la costruzione dei nuovi ospedali la Bolivia ha chiesto aiuto a Cuba, che ha una grande tradizione medica, che ha inviato più di mille tra medici e tecnici.
Il fatto abbastanza singolare, anzi unico, è che gli USA appoggiano la ridistribuzione della ricchezza in tutto il mondo, ne sono un esempio i vari interventi e discorsi a favore di questa politica in Iraq, ma non si può appoggiare questa politica se toglie ricchezze e potere alle multinazionali statunitensi e se si chiamano in aiuto i governi cubano e venezuelano.
Questi sono tutti segni che portano a pensare ad una nuova guerra fredda, che porta il Venezuela a fare la parte che fu dell'URSS ed i governi amici ad essere considerati stati satellite da sorvegliare e sabotare. Ma esiste una sostanziale differenza tra URSS e Venezuela ed è quella di non influenzare la politica ed invadere militarmente i paesi amici.

La guerra fredda per Bush non è mai terminata soprattutto adesso che molte nazioni del Sud America hanno dato una svolta alla loro politica abbandonando il modello statunitense; le dimostrazioni dell'allontanamento politico del “giardino degli Stati Uniti” preoccupano Bush che cerca di destabilizzare l'area con reclutamenti di spie e continue pressioni politico-mediatiche.
Il senatore del Mas Antonio Peredo ha ricordato che già nel 1970 il Peace Corps fu espulso dalla Bolivia perché svolgeva funzioni di intelligence; inoltre il signor Vincent Cooper ha riconosciuto di aver usato alcuni cittadini Usa come spie, così ha violato non solo i diritti dei suoi concittadini ma ha violato, offeso e aggredito la Bolivia.
Chissà se dopo la denuncia del coraggioso volontario statunitense e le ammissioni di colpa di Cooper il congresso degli Stati Uniti aprirà un'inchiesta oppure insabbierà il tutto per nascondere, come sempre, le proprie responsabilità ed i propri piani.

martedì 8 aprile 2008

USA e le ingerenze nel Latino America

"E' in corso una campagna per screditarci orchestrata da Washington che mira a collegare il governo ecuadoriano con la Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), per spingere il paese al conflitto con la Colombia destabilizzando l'area e poter instaurare un governo fantoccio" sono le gravi parole che il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, ha pronunciato dopo la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Colombia, Ecuador e Venezuela.

La tensione è scemata dopo l'incontro dei capi di stato di Colombia, Ecuador e Venezuela a Santo Domingo nella riunione del Gruppo di Rio; ma non è del tutto eliminata perché Alvaro Uribe non ha dichiarato che sconfinamenti e bombardamenti dell'esercito colombiano in territorio dell'Ecuador non si ripeteranno, ma ha semplicemente affermato che una fase del conflitto con le FARC è terminato per cui non si rendono necessarie altre incursioni.
A questo si somma la mano degli USA che hanno operato nell'azione del primo di marzo contro le FARC, fornendo la loro miglior tecnologia militare ed il loro appoggio politico ad Uribe durante l'aumento della tensione con i paesi confinanti.

Le parole di Correa non suonano inverosimili dato che non sarebbe la prima volta che la Casa Bianca compie vergognosi atti di ingerenza nella regione; in passato sono arrivati al rovesciamento dei governi democraticamente eletti con la successiva instaurazione di dittature. E' sufficiente ricordare il Cile che dal governo Allende passò alla dittatura di Pinochet oppure più recentemente il fallito golpe in Venezuela ai danni di Chávez.
Le accuse rivolte da Uribe, con il supporto delle prove e delle informazioni ricevute dalla CIA, a Correa e Chávez di supportare la guerrilla delle FARC si collocano in un contesto di discredito mediatico dei due governi.

Le crescenti pressioni e sospetti derivati dalle accuse hanno come fine quello di generare instabilità nell'area e di indebolire il governo Ecuadoriano, in vista della proroga degli accordi firmati nel 1999, in scadenza nel 2009, che hanno dato vita all'ennesima base militare (Manta) USA sparsa nel globo.
Il vicepresidente ecuadoriano, Lenin Morero, interpellato all'inizio del 2008 sulla questione, rispondeva così: "Realmente non so con chi stiano negoziando il rinnovo, con questo governo sicuramente no, noi non siamo disposti a concederlo. Noi vogliamo solo essere rispettati. Gli ecuadoriani sono gente molto rispettosa della società nordamericana, rispettiamo e ammiriamo il popolo nordamericano. Non riteniamo però che sia corretto che il loro presidente prenda decisioni che diminuiscano o ledano la nostra dignità. La autodeterminazione dei popoli è una risorsa fondamentale".
Forse adesso, alla luce di ciò che è accaduto dal primo marzo, la risposta non sarebbe così perentoria ma si spera che la decisione non cambi perché l'abitudine da parte dei governi statunitensi d'intervenire nella politica dei paesi Latino Americani subisca un nuovo e fondamentale ridimensionamento.

mercoledì 2 aprile 2008

Il carnefice delle Ande

Il maggiore dell'esercito peruviano Telmo Hurtado è stato condannato dal tribunale di Miami a risarcire con 37 milioni di dollari Teofila Ochoa e Cirila Pulido, sopravvissuti al massacro di Ayacucho, compiuto dal battaglione dell'esercito comandato da Hurtado nel 1985. Negli anni '80 il gruppo guerrigliero di Sendero Luminoso (è un'organizzazione rivoluzionaria peruviana di ispirazione maoista fondata intorno al 1970 da Abimael Guzmán Reynoso a seguito di una scissione dal Partido Comunista del Perú) operava nella provincia di Accomarca e gli scontri con l'esercito erano frequenti. Lo stato maggiore militare decise di fronteggiare la guerriglia con il "Plan Operativo Huanyoc" che, secondo una testimonianza di un alto ufficiale, aveva il proposito di debellare l'appoggio popolare mettendo a ferro e fuoco i villaggi e le popolazioni che offrivano ai combattenti protezione.

Le operazioni militari si intensificarono dalla fine del 1982; il 14 gennaio 1985 un gruppo di militari capitanati da Hurtado, soprannominato "il carnefice delle Ande", si trovavano nel piccolo villaggio di Lloqllapampa nei pressi di Ayacucho per inseguire un gruppo di guerriglieri che secondo i servizi segreti peruviani avevano alcune basi nella zona e godevano della protezione della popolazione.

Il pattugliamento della zona non portò a nulla e così l'ex-maggiore Telmo Hurtado decise di concentrare gran parte della popolazione del villaggio in un solo luogo e dopo fece aprire il fuoco sui civili inermi. Al termine si contarono 69 vittime (30 bambini sotto i 10 anni, 37 donne ed il resto erano uomini e anziani).
Dopo questo massacro il parlamento peruviano formò una commissione di inchiesta per scoprire i responsabili; si arrivò finalmente ad interrogare Hurtado ed alla domanda "Perché uccidere 69 contadini" l'ex-maggiore rispose di aver ucciso "per permettere a loro, i parlamentari e senatori, di sedere sui comodi scranni e governare il paese". La commissione di inchiesta concluse il suo lavoro affermando che non era riuscito a trovare i colpevoli. Prendendo spunto dalle parole di Hurtado si è giunti dopo faticose ricostruzioni a capire che i mandanti del massacro di Ayacucho sono i soliti che pensarono il "Plan Operativo Huanyoc" e si possono riassumere nelle cariche dell'ex-presidente del Comando Congiunto delle Forze Armate, dell'ex-ministro della Guerra, dell'ex-comandante militare della zona, nell'ex-capo di Stato Maggiore e negli ex-comandanti dei gruppi di incursori come la Pattuglia Lince 6 o la Pattuglia Lince 7. Dal 1983 al 1985 l'esercito, grazie alle disposizioni del "Plan Operativo Huanyoc", uccise circa quattromila contadini della regione di Ayacucho, Huancavelica e Junín.

L'ex-maggiore è stato processato negli USA perché in Perù era protetto durante gli anni '80 dallo Stato, da cui aveva avuto molte promozioni per meriti sul campo, e dal 1995 dall'amnistia, firmata da Alberto Fujimori, sui crimini commessi durante il periodo più cruento dello scontro tra Stato e Sendero Luminoso. Ma nel 2002 la Commissione di Giustizia e Verità fece riaprire il caso del massacro di Ayacucho e fece decadere l'amnistia, così Hurtado fuggì negli Stati Uniti dove fu arrestato nel 2007 per problemi con il visto di ingresso.

Le due sopravvissute, Teofila e Cirila, all'epoca dei fatti avevano 12 e 13 anni e si sono salvate nascondendosi dietro alcune rocce ed hanno testimoniato al processo dove il giudice di Miami, Adalberto Jordan, ha dichiarato colpevole Hurtado, affermando di non "aver visto in lui pentimento per le azioni commesse". Hurtado in uno degli interrogatori a cui è stato sottoposto, ha raccontato il massacro con queste parole: "Ho ordinato al gruppo di fare fuoco e io stesso ho lanciato delle bombe a mano con l'intenzione di uccidere le persone già ferite. Erano un numero eccessivo. Siamo rimasti in zona fino a quando non abbiamo terminato il lavoro e abbiamo bruciato i cadaveri. In seguito abbiamo recuperato tutto quello che poteva indicare la nostra presenza in zona e ce ne siamo andati". Adesso si comprende pienamente come si è guadagnato il suo soprannome di carnefice delle Ande.

La Commissione di Giustizia e Verità a breve dovrebbe chiedere l'estradizione di Telmo Hurtado per poter finalmente istruire un processo e punire i colpevoli e chi li ha protetti.