martedì 26 febbraio 2008

Fidel Castro Ruz non accetterà più la Presidenza del Consiglio di Stato

Con la lettera pubblicata il 19 febbraio sulle colonne del quotidiano cubano Granma, Fidel Castro Ruz afferma: "non aspiro e non accetterò l'incarico di presidente del Consiglio di Stato e di Comandante in Capo".
L'annuncio arriva a meno di una settimana dalla convocazione, del 24 febbraio, dell'assemblea nazionale che eleggerà il presidente del Consiglio di Stato e poco più di un mese dopo le elezioni che lo hanno visto rieletto nel parlamento cubano con un plebiscito.
Le motivazioni della sua rinuncia sono molteplici; in uno dei suoi numerosi interventi pubblicati da Granma Castro afferma: "Il mio dovere elementare non è afferrarmi agli incarichi e tanto meno ostacolare il passo a persone più giovani, senza apportare esperienze e idee il cui modesto valore proviene dall'epoca eccezionale che mi è toccato vivere". Un'altra motivazione importante riguarda il suo stato di salute che non è più ottimo a causa di una lunga malattia iniziata nel luglio 2006 che lo ha costretto a numerosi interventi chirurgici oltre a dover abbandonare le sue cariche istituzionali.

L'annuncio di Castro alla rinuncia di qualsiasi carica istituzionale ha immediatamente fatto il giro del mondo ed ha portato con se le dichiarazioni di vari capi di stato; George W. Bush afferma che "la caduta di Fidel Castro deve dare inizio ad un periodo di transizione democratica che devono condurre obbligatoriamente a elezioni realmente libere e realmente giuste".
L'Unione Europea con in testa Spagna e Francia hanno sottolineato che il ritiro di Castro aprirà una fase di transizione politica che sfocerà nella democrazia reale ed una transizione economica che porterà Cuba all'economia di mercato.
Tutti coloro che hanno commentato il ritiro dalla vita politica di Castro hanno sottolineato che la fase di cambiamento a Cuba è iniziata nel momento in cui Il Leader Maximo ha reso pubblica la sua decisione, niente di più falso!
La transizione a Cuba è iniziata molto tempo prima; non nel luglio 2006 ,quando Fidel lasciò temporaneamente a suo fratello Raul la carica di Presidente del Consiglio di Stato, ma della fine del secolo scorso quando entrarono a far parte del suo staff giovani politici come Felipe Pérez Roque attuale Ministro degli Esteri e Ricardo Alarcon attuale presidente del Parlamento.
La successione è stata preparata senza roboanti annunci ma con molta attenzione mescolando la vecchia classe dirigente del paese caraibico (coloro che hanno combattuta la dittatura di Batista ed hanno fatto nascere la Rivoluzione) con quella giovane (uomini e donne nati dopo il 1959); adesso la Rivoluzione Cubana è all'inizio di un nuovo cammino, sicuramente impegnativo, e solo il tempo potrà dimostrare se il lavoro svolto da Fidel e Raul Castro insieme a gli altri "vecchi" rivoluzionari negli ultimi anni porterà ad un rinnovamento della politica di Cuba.

Fidel sa ed ha già scritto che "il cammino sarà sempre difficile e richiederà lo sforzo intelligente di tutti" e che per la nuova era politica Cuba può "contare sull'autorità e l'esperienza per garantire il rimpiazzo; il nostro processo dispone anche di una generazione intermedia che ha imparato tutto da noi, tutti gli elementi della complessa e quasi inaccessibile arte di organizzare e dirigere una Rivoluzione".

La speranza è che "le riflessioni del compagno Fidel" vigilino e stimolino tutti coloro che avranno il bastone del comando a Cuba per ancora molti anni.

venerdì 22 febbraio 2008

La Colombia di Uribe

Alvaro Uribe è il presidente della Colombia, logorata da 30 anni da una guerra interna che non sembra poter terminare o almeno vicina ad un processo di pace durante il suo mandato; si può affermare questo perché Uribe è un alleato fondamentale per gli USA e la loro cosiddetta politica della "guerra infinita".
Uribe nella campagna elettorale, che poi lo ha portato alla vittoria, aveva un proprio slogan ed era "Mano dura" (pugno di ferro); aveva promesso rigore nella gestione dello stato contro la corruzione, nel combattere il traffico di droga e la guerriglia e nell'applicazione della giustizia. Uribe applica un ferreo rigore, che sconfina nella stupidità, nella lotta contro le FARC vanificando tutto il lavoro svolto dal suo predecessore che aveva intavolato negoziati importanti per la ricerca di una soluzione dei conflitti interni.
Le altre promesse fatte in campagna elettorale non potevano essere mantenute durante il suo mandato presidenziale, perché sono ben noti i suoi legami con i gruppi paramilitari e con il narcotraffico colombiano (l'impresa di famiglia Uribe prestava gli elicotteri ad un certo Pablo Escobar); l'unica promessa mantenuta è la continuazione del sanguinoso conflitto interno che ha saputo sfruttare a dovere, consolidando il proprio potere, arrivando perfino a cambiare la costituzione per poter essere eletto per la terza volta.

La politica di Uribe è volta al più sfrenato liberismo ed alla repressione sociale. Sottoscrivendo nel febbraio 2006 i Trattati di Libero Commercio (TLC) con USA e Canada ha aperto le porte ai saccheggiatori nord americani che deprederanno il paese come è già accaduto in Perù, Argentina, Bolivia ed in altri Stati; attua la repressione sociale con il controllo dei mas media che nascondono e demonizzano coloro che si ribellano o manifestano contro la politica del presidente, contro gli omicidi e le scorribande dei paramilitari ed i precari diritti umani e sociali che imperversano nel paese.

Un dato su tutti è l'omicidio di circa 45 sindacalisti nel solo 2007.

Forse ci sono delle speranze nuove ed insperate per il futuro processo di pacificazione in Colombia grazie ai negoziati che i governi di Venezuela, Brasile, Argentina, Bolivia, Cuba e Ecuador hanno portato avanti con successo con le FARC. Le FARC dopo lunghi giorni hanno liberato nel gennaio del 2008 due collaboratrici di Ingrid Betancourt che erano prigioniere da molti anni dimostrando che con il dialogo e l'integrazione Latino Americana è possibile avanzare nella direzione della pace.
Subito dopo lo storico risultato, un riluttante Uribe ha ammesso che "si è potuta ottenere la liberazione delle due compatriote grazie al lavoro del presidente venezuelano Hugo Chávez, che ringraziamo infinitamente".

La liberazione di Clara Rojas e di Consuelo González de Perdomo segna, forse, la fine del Plan Colombia voluto e sostenuto strenuamente dagli USA e dall'oligarchia colombiana per osteggiare l'integrazione Latino Americana, che ogni giorno si fa più forte e che dimostra come sia l'unica soluzione per gli altrimenti interminabili conflitti regionali.
L'integrazione del Sud America sicuramente farà storcere il naso all'Occidente ma i principi a cui si ispira (multilateralismo, integrazionismo, giustizia sociale) sono le fondamenta della nuova politica che si sta delineando già da qualche anno nella regione.

lunedì 18 febbraio 2008

I cittadini USA contro i terroristi

Sabato 12 gennaio 2008 un gruppo di attiviste riunite nell'associazione CodePink aveva iniziato la tre giorni di proteste contro la liberazione di Luis Posada Carriles.
Medea Benjamin direttrice del gruppo, ha aggiunto che Carriles deve essere considerato un terrorista, come lo è, dal Goverso degli Stati Uniti che fino ad oggi lo ha protetto; che il gruppo chiede l'estradizione del criminale in Venezuela, dove la giustizia lo reclama per l'attentato al volo della Cubana de Aviación del 1976, che provocò la morte di 73 persone.
Benjamin continua affermando che "è inspiegabile che il nostro governo vada a caccia di terroristi nascosti a migliaia di miglia dagli Stati Uniti, quando uno dei più tristemente famosi vive liberamente a Miami"; infine trova scandalosa che nella campagna publicitaria, per identificare e catturare i terroristi, promossa dal FBI negli USA non sia presente il famigerato e reo confesso Posada Carriles.

La manifestazione si stava svolgendo pacificamente, con un nutrito gruppo di forze dell'ordine che controllavano le pericolose attiviste quando persone vicine ed aderenti al gruppo terrorista Alpha 66 (Alpha 66 ha organizzato ed effettuato numerosi atti terroristici e di sabotaggio ai danni di Cuba sia sul territorio dell'isola sia in altri luoghi provocando vittime e feriti) sono state aggredite prima verbalmente e poi fisicamente.
Le aggressioni hanno portato alla distruzione di molti dei cartelli e di due veicoli tappezzati con le scritte: "Ricercato dell'FBI: Luis Posada per terrorismo", con la fotografia di Posada e il numero di telefono dell'FBI di Miami, (305) 944-9101.
Tutte le aggressioni ed intimidazione sono avvenute sotto lo sguardo vigile ed attento della polizia che non è intervenuta per arrestare i violenti.

La vicenda non ha avuto nessun risalto sui media occidentali; i fatti sono stati resi pubblici da una tv messicana.
La polizia, le autorità politiche ed i media USA censurano ogni manifestazione di dissenso della politica drgli Stati Uniti, che fortunatamente si preoccupano di esportare la democrazia e la libertà nel resto del mondo.

mercoledì 13 febbraio 2008

Gas naturale nell'Amazzonia peruviana

A metà gennaio del 2008 sono stati scoperti in Perù e più precisamente nella foresta amazzonica enormi giacimenti di gas naturale. La stima fatta dalla spagnola Repsol si attesta intorno a 56 mila milioni di metri cubi di gas, ovvero il fabbisogno della Spagna per due anni. I media Peruviani e Spagnoli hanno dato largo eco alla scoperta dei giacimenti ed hanno tessuto le lodi, soprattutto in Perù, della multinazionale che crea posti di lavoro e che ha una politica di Responsabilità sociale corporativa (Rsc), in cui si impegna "a rispettare e promuovere i diritti umani nella sua area di influenza".
Niente di tutto questo è falso, ma solo sulla carta; la dura realtà è molto differente da come la descrivono i giornali e televisioni.

Per iniziare possiamo dire il giacimento sorge nel cuore dell'Amazzonia peruviana dove vivono popolazioni indigene, alcune delle quali si sono addentrate dentro la foresta volontariamente per non avere contatti con l'esterno. L'estrazione di gas che sarà effettuata dalla Repsol interessa cinque vaste aree protette dove vivono popoli che saranno costretti ad abbandonare le proprie terre ancestrali.

Le multinazionali (Repsol, Burlington) impegnate nell'esplorazione del sottosuolo e nell'estrazione delle materie prime, privano le popolazioni indigene di ogni diritto con salari infimi ed orari di lavoro massacrante. A tutto ciò si deve aggiungere la requisizione delle terre in cui vivevano questi popoli e la successiva distruzione ambientale.

La testimonianza di un attivista, raccolta dalla Ong Intermón Oxfam nella pubblicazione Pueblos sin derechos, racconta: "Siamo stati al monte, abbiamo visto un accampamento; hanno violato tutta la collina e hanno tagliato le piante. Sono anche entrati con le trochas (camion aperti per la esplorazione) lunghe 500 metri e ampie un metro, e abbiamo trovato due linee. Ci siamo immediatamente riuniti, ci siamo accordati per chiedere alla compagnia che paghi, per questo abbiamo trattenuto l'ingegnere Luis Quispe (responsabile locale di Repsol), per fare pressione e negoziare una compensazione".

La legge peruviana, in teoria, non permetterebbe questi comportamenti da parte delle multinazionali, avendo prima sottoscritto un accordo nel 1995 con l'Organizzazione internazionale dei lavoratori, e poi varato una legge per tutelare i lavoratori ed i popoli indigeni e tribali. Non sarà per caso che i petrodollari riescono a far cadere in prescrizione gli abusi perpetrati?

sabato 9 febbraio 2008

Central Única de Trabajadores de Chile

La manifestazione organizzata dal CUT1 (Central Única de Trabajadores de Chile) per fine agosto aveva il fine di protestare e denunciare l'economia globalizzata che ha instaurato un regime selvaggio senza precedenti emarginando ed escludendo la popolazione più povera dai diritti fondamentali, aumentando il divario tra ricchi e poveri, diminuendo i diritti sindacali che i lavoratori e lavoratrici cileni si erano conquistati con la dura lotta.

La Dichiarazione Pubblica del CUT continua denunciando il lavoro non regolamentato che toglie la dignità a uomini e donne che vengono sfruttate ed umiliate; conclude affermando con forza che i Cileni hanno diritto a vivere in un paese che offra oppurtunità, giustizia, pari diritti e uno stato sociale che possa aiutare e garantire i diritti del popolo Cileno.

I dati parlano chiaro da quando 34 anni fa il governo di salvador Allende è stato rovesciato dal Dittatore Pinochet il Chile ha seguito alla lettera il modello neoliberale. La disoccupazione e al 7% ma la metà della popolazione Cilena non ha di fatto il diritto alla salute ed istruzione che non può pagare dato che sono completamente privati.

La manifestazione che ha richaimato una folla numerosissima è stata soffocata dalla polizia con il lancio di lacrimogeni e manganellate, un carabineros ha colpito alcune volte un Senatore, Alejandro Navarro eletto per il partito socialista che partecipava alla manifestazione assieme ai lavoratori.

Il giorno successivo il carabineros fotografato mentre manganellava il senatore ha chiesto scusa ed il politico le ha accettate, pur sottolineando che “è stato un vile colpo alle spalle”.

La repressione attuata dalle forze dell'ordine ha portato all'arresto di 760 manifestanti ed ha riportato alla mente le repressioni che attuava Pinochet durante la sua dittatura; e pensare che l'intervento della polizia è stato ordinato dalla presidentessa "socialista" Michelle Bachelet che fu un'esiliata politica e figlia di un ex-generale assassinato da Pinochet.

Che aggiungere se non che i Lavoratori Cileni sono ancora "vivi e combattivi" perché sono riusciti ad organizzarsi e manifestare anche dopo 34 anni di frustrazioni e repressioni; per concludere c'è da pensare e molto su come la signora Michelle Bachelet eletta in una coalizione di sinistra si sia subito allineata alla vecchia politica che ha governato il Cile negli ultimi 3 decenni.

1Central Única de Trabajadores de Chile (CUT) è la confederazione dei lavoratori cileni, questo sindacato riunisce dal 1952 i seguenti sindacati:Confederación de Trabajadores de Chile (CTCH), ovimiento Unitario Nacional de Trabajadores (MUNT), Comité Relacionador de Unidad Sindical (CRUS), Junta Nacional de Empleados de Chile (JUNECH) e il Movimiento de Unidad Sindical (MUS).
Il fine di questa confederazione è l'organizzazione di tutti i lavoratori e lavoratrici per la lotta contro lo sfruttameno dell'uomo e per il raggiungimento del socialismo.
Il CUT fu un interlocutore importante per il governo di Salvador Allende che nel settembre del 1973 lo riconobbe come persona giuridica tramite decreto e grazie a questo potè usufruire di alcuni finanziamenti. Sempre Allende fece partecipare il CUT alla pianificazione economica e sociale del paese.
Il golpe di Pinochet eliminò il riconoscimento di persona giuridica e confiscò tutti i suoi beni oltre ad ostreggiare e reprimere ogni sua iniziativa.

mercoledì 6 febbraio 2008

Troccoli, Plan Condor e l'Italia

Il 24 dicembre Jorge Troccoli è stato arrestato a Salerno; il nome ai più non dirà molto ma l'ex ufficiale della marina uruguaiana è uno degli assassini che hanno imperversato durante la dittatura di Bordaberry (1973-1976), di Méndez (1976-1981) e di Alvarez (1981-1985) in Uruguay.
Troccoli è accusato dalla giustizia italiana di aver ucciso quattro cittadini italo-uruguayani nel 1977; la giustizia uruguaiana lo ha indagato per un numero imprecisato di omicidi, torture e violazione dei diritti umani, il numero di delitti a lui contestato aumenta ogni giorno man mano che le indagini dei giudici vanno avanti.

Il giudice uruguaiano Luis Charles ha dichiarato che invierà il fascicolo dell'ex ufficiale della marina al pubblico ministero italiano, che ha sollecitato l'estradizione di altri ex militari e funzionari della dittatura uruguaiana.
I capi di accusa in Italia non comprendono i delitti di lesa umanità, per cui Luis Charles attenderà le conclusioni delle indagini italiane per richiedere l'estradizione dell'ex ufficiale.

La dittatura instaurata nel paese seguiva le famose direttive del Plan Condor con cui si "suggeriva" la politica di sequestro, sparizione e scambio di prigionieri con le altre dittature Sudamericane per annichilire gli oppositori politici ovunque trovassero rifugio.
Con la fine della dittatura è stata concessa l'amnistia a tutti coloro che hanno governato con il terrore il paese, così Troccoli ha potuto continuare a vivere indisturbato a Montevideo. Nel 2002 ha richiesto la cittadinanza italiana che gli è stata concessa; lo stesso anno il Parlamento uruguaiano ha di fatto cancellato l'amnistia, e ad ottobre Troccoli è fuggito da Montevideo per rifugiarsi a Marina di Camerota.
Ecco come fino alla vigilia di Natale del 2007 ha potuto vivere da uomo libero.

L'ex ufficiale della marina negli anni novanta pubblicò un libro "L’ira del Leviatano", nel quale confessava i delitti e le violazioni dei diritti umani da lui perpetrati ma li giustificava e li rivendicava come atti necessari per la difesa della patria, una patria dove gli anticorpi, i militari, dovevano farsi carico di combattere l'infezione democratica a qualunque prezzo. Con il suo libro Troccoli pretendeva di essere riconosciuto come un servitore dello stato oltre che un rispettabile rappresentante della storia.
Un testimone, Daniel Rey Piuma all'epoca caporale diciannovenne che era un sottoposto del patriottico ufficiale della marina, ha raccontato ai giudici uruguaiani delle torture compiute dalla sua unità: “Le torture venivano effettuate sia da uomini che da donne. Il mio compito era di prendere le impronte digitali dopo gli interrogatori. I detenuti, uomini e donne, venivano tenuti nudi, incappucciati e legati alla parete da un filo di lana. Periodicamente arrivava un militare e li portava in una stanza speciale. Da quella stanza ho sentito provenire botte, urli, pianti. Ho visto le persone dopo gli interrogatori. Piangevano. Spesso avevano tutte le dita delle mani spezzate. Alla fine degli interrogatori, ciò che separa la vita dalla morte è una sigla che accompagna ciascun nome. "Df" (disposicion final) che significava un colpo alla nuca e la sepoltura in qualche fossa comune, coperti da calce viva".

Dopo il sua arresto Troccoli non rivendica più il suo posto nella storia ed il rispetto, ma si dichiara innocente e un perseguitato politico; il suo avvocato , Scarano, dichiara: "Mi spiegate cosa poteva fare un giovane tenente? Disobbedire forse agli ordini del governo del suo Paese? Certo, Troccoli comandava quell'unità. Certo, interrogava i detenuti. Ma non ha mai torturato nessuno. E quei cittadini di origini italiane non sa nemmeno chi siano. A meno che non mi si dica che, come pure Jorge ammette, tenere in piedi dei prigionieri accusati di terrorismo, incappucciati, senza cibo e senza acqua per giorni, sia tortura. E' tortura forse?".
Se non si possono chiamare torture le pratiche descritte dall'avvocato del mitomane Troccoli, che lui stesso ha rivendicato nel suo best sellers, che poi ha abiurato, come le possiamo chiamare?

sabato 2 febbraio 2008

Cuba ed il Dengue

A novembre i media occidentali diffusero la notizia che a Cuba era in atto un'epidemia di dengue (è una febbre che può persistere per diversi giorni e può raggiungere i 41° gradi, seguita da convulsioni e emorragie; il virus viene trasmesso all'uomo attraverso la puntura della zanzara Aedes aegypti) che stava contagiando e mietendo numerose vittime.

La notizia non era vera e dopo aver procurato allarme tra gli eventuali turisti che potevano soggiornare nell'isola caraibica, i liberi media non hanno corretto la notizia da loro diffusa, lasciando cadere l'argomento nel dimenticatoio.

La verità stranamente è un'altra: nel mese di agosto si sono verificati alcuni casi di dengue nelle zone più isolate dell'isola, ed è scattata immediatamente la campagna di prevenzione che in breve tempo si è estesa in tutta l'isolaLe vittime furono circa dieci e tutto questo si deve alla prevenzione messa in atto dal governo cubano; la prima fase è stata il fumigare le aree interessate con il biolarvicida Bactivec o Griselesf (inventato a Cuba per necessità dato che l'embargo impedisce d’importare un prodotto anti-dengue nel corso di una precedente epidemia) e poi i controlli medici puntuali per ogni caso di febbre che veniva riscontrato.

La malattia ha contagiato molte persone ma i consultori ed ospedali, capillarmente presenti sul territorio cubano, hanno trattato la malattia con farmaci specifici ed i molti malati non hanno avuto conseguenze ma solo come una comune influenza virale.

Il virus del dengue a Cuba è sotto controllo ed è in fase di studio un vaccino specifico già sperimentato sulle scimmie che ha dato una buona risposta. Oltre ai vaccini si studia e perfeziona anche un biolarvicida naturale che combatte la zanzara Aedes aegypti, vettore per la trasmissione all’uomo del dengue, e altri insetti. Il biolarvicida è frutto dei Laboratori Biologici Farmaceutici (LABIOFAM), fondati 15 anni fa, ed è più efficace, rispetto ai prodotti chimici che agiscono solo sugli insetti adulti, perché agisce anche sulle larve.

Il biolarvicida ad oggi è commercializzato in alcuni stati Latino Americani ed è riprodotto e commercializzato in Argentina dai Laboratori Rosenbush.

L'epidemia, tanto sbandierata dai liberi media occidentali, ha provocato sì dei decessi, ma sono sempre molti meno di quelli provocati da una qualsiasi epidemia influenzale che ogni inverno colpisce ogni paese europeo. Questa montatura mediatica è servita solo e soltanto a minare lo sviluppo della fiorente industria cubane del turismo.

Segnalo anche un articolo di Gennaro Carotenuto che si occupa di questo argomento: Dengue a Cuba, Gianni Riotta non vi racconterà che ...