mercoledì 30 gennaio 2008

La lotta del popolo Mapuche

Il popolo Mapuche vive da millenni nella Patagonia argentina e nell'Araucania cilena, ha una propria lingua, uno stile di vita e un'organizzazione propria.
E' l'unico popolo originario dell'America Latina che è riuscito a resistere all'invasione spagnola tra il XVI e il XVIII secolo.
Nel 1810 furono fondati gli stati di Cile e Argentina ed i coloni tentarono numerose volte di conquistare i territori Mapuche ma non vi riuscirono; la conquista si attuò alla fine del XIX secolo con una sanguinosa guerra, che trasformò i Mapuche in una minoranza etnica, oppressa, impoverita e sottomessa alla sovranità dello Stato straniero.
Oggi le terre che per millenni furono del popolo Mapuche sono di proprietà di imprese forestali, peschiere, minerarie, petrolifere e idroelettriche.
I Mapuche lottano per recuperare il loro territorio, la loro dignità, la loro identità culturale ed i diritti politici, civili e sociali, perchè sono vittima di una sistematica e pianificata violazione dei diritti umani e civili.
In Cile ed in Argentina il popolo Mapuche è vittima della negazione della propria identità, oltre ad essere defraudato delle risorse naturali che per secoli ha posseduto.

Per questi motivi quattro Mapuche "cileni" hanno iniziato lo sciopero della fame il 10 ottobre del 2007. Patricia Troncoso, una di loro, è stata condannata nel 2002 a 10 anni di carcere per aver appiccato un'incendio ad alcuni pascoli nella regione, simbolo per i Mapuche, La Araucanía. Patricia insieme ad altri tre attivisti, anch'essi incarcerati, ha iniziato lo sciopero della fame il 10 ottobre del 2007 per chiedere la liberazione di circa quaranta prigionieri politici, ela ripetizione del processo a causa delle leggi applicate e delle gravi pene inflitte: i reati commessi da dai dissidenti Mapuche sono equiparati a quelli commessi da terroristi.

Da alcuni giorni Patricia è ricoverata in ospedale perché si sta lasciando morire di fame, e il bollettino medico definisce molto gravi le sue condizioni che peggiorano ogni giorno. Questo sciopero della fame pone l'attenzione sulla repressione che il popolo indigeno subisce da 450 anni; oltre alla repressione militare, con arresti e condanne spropositate, vi è anche l'usurpazione dei loro territori ancestrali.
Nella regione dell'Auracanía l'associazione per i diritti umani denuncia violenze, persecuzioni, torture, montature di casi giudiziari inesistenti, pestaggi, minacce da parte della polizia e della politica locale e nazionale. A tutto questo si devono aggiungere le scorribande del gruppo paramilitare Comando Trizano (nato nel 2000 durante il conflitto fra le imprese forestali idroelettriche,e i Mapuche) sovvenzionati dai latifondisti che hanno usurpato le terre ai Mapuche.

Si sono verificati altri scioperi della fame ma furono fermati grazie alle false promesse del governo cileno; ma oggi, a causa della determinazione di chi lotta, lo sciopero potrebbe cessare solo dopo atti concreti del governo Bachelet.
La notizia che riporta il quotidiano El Mercurio, testata di destra molto vicino ai latifondisti cileni, afferma che la repressione della protesta Mapuche continua e si intensifica ed ha già fatto la prima vittima del 2008; il suo nome è Matías Catrileo, 22 anni, che, come scrive il quotidiano, "è stato assassinato con un colpo di pistola alle spalle sparato da un Carabiniere mentre scappava".

In Cile oggi il governo è guidato dalla signora Michelle Bachelet che si spaccia di centro sinistra e che ha promesso innumerevoli volte in campagna elettorale dei cambiamenti politici e sociali notevoli ma che da quando si è insediata sembra essersi dimenticata del programma che sbandierava. Il suo immobilismo e servilismo di fronte alle proteste Mapuche oggi possono provocare la morte di Patricia e dei suoi tre compagni ma in futuro porteranno altre ingiustizie, altre morti, il tutto nel più completo e scandaloso silenzio.

Nessun commento: